Regia di Zeki Demirkubuz vedi scheda film
Non sto a rivelare tutti gli sviluppi del film, che sono interessanti anche dal punto di vista della mera trama, ma il film di Demirkubuz è uno spettacolo valido e appassionante. Sotto vari aspetti mi ha ricordato, sebbene con tratti meno immaginifici, il compianto portoghese Joao Cesar Monteiro, per quell'ambientazione in una città tutt'altro che turistica (là era Lisbona, qui Istanbul) affollata di personaggi sull'orlo della disperazione, stipati in stamberghe malsane, quasi privi dei mezzi per tirare avanti. Da un altro punto di vista non si può fare a meno di pensare, tralasciando i risvolti da noir inscritti nella trama, a Delitto e castigo (uno dei libri che non sono riuscito a finire, dopo averne letto più di metà), per quell'omicidio compiuto - e rimasto impunito - in un momento di disperazione e impulso che lascia un insostenibile senso di colpa che impedisce, anche quando divenga per così dire "un atto di giustizia e d'amore", di ripetere il gesto e paralizza la mano che dovrebbe uccidere di nuovo. Il film si fa guardare con interesse pur nella sua durezza della descrizione di personaggi e ambienti cupi, appena temperati da brevi squarci di grottesco humour (ad esempio durante le audizioni degli aspiranti attori), anche grazie all'interpretazione di due attori che manifestano la propria bravura senza mai oltrepassare le righe dei loro spartiti: volendo stabilire un ordine di merito diremmo prima l'eccellente Basak Köklükaya (classe 1974, un bell'investimento, speriamo, per il futuro) e secondo Ruhi Sari (classe 1972), silenzioso e dolente. Si deve purtroppo ripetere, a quasi diciott'anni di distanza, quanto affermato da Tullio Kezich nel 1987 nella recensione del film turco "Hotel Madrepatria" di Omer Kavur: «Anche questo film conferma che parlando del cinema italiano è perfettamente legittimo, nella situazione attuale, dire: preferisco il cinema turco. Non è una battuta, è la constatazione dello stato delle cose». Non è un caso, infatti, che uno dei più apprezzati registi del cinema italiano d'oggi sia Ferzan Ozpetek, un turco. (22 gennaio 2005)
Nella Cronaca (Üçüncü sayfa), il giovane Isa, che si mantiene alla meno peggio recitando piccoli ruoli in pellicole cinematografiche e serial televisivi, viene picchiato a sangue da un boss che lo accusa di avergli rubato 50 dollari e minacciato di morte se non li restituisce entro il giorno successivo. Tornato a casa lacero e sanguinante, il giovane viene aggredito dal padrone di casa che gli intima di pagare l'affitto arretrato per un totale di 600 dollari minacciandolo, in caso contrario, di un nuovo pestaggio. Esasperato, Isa, prende la pistola e lo ammazza, dopo di che sviene. Lo aiuta, riportandolo in casa, la sua dirimpettaia, la giovane e malmaritata Meryem, della quale, inevitabilmente, Isa s'innamora.
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