Regia di William A. Seiter vedi scheda film
C'è un consenso quasi universale sul fatto che "I figli del deserto" sia il migliore lungometraggio della coppia comica Laurel e Hardy, e probabilmente non ha senso metterlo in discussione. Il film è ancora divertente e buffo a tanti anni di distanza, può contare su una trama che, pur all'interno di un contesto chiaramente comico e leggero, non manca di riflessioni abbastanza articolate sulla coppia e sulle difficoltà del matrimonio che spingono tanti uomini ad evadere, può contare su gag spesso ispirate e più efficaci della media dei film lunghi di Stanlio e Ollio, tra cui sono rimaste celebri soprattutto Stanlio che mangia i frutti in cera o i sotterfugi per sfuggire alla rabbia delle due mogli nella parte finale. Certo, non aspettatevi un vero capolavoro della commedia americana alla stregua di un Hawks, Lubitsch o Wilder, al cospetto dei quali la regia di William A. Seiter risulta un po' scolastica, senza troppi guizzi di vera invenzione. I due comici sono al meglio della loro forma cinematografica, con uno Stanlio in lieve vantaggio in certe gag esilaranti, ma allo spasso generale contribuiscono anche alcuni comprimari, fra cui Charley Chase e le due mogliettine vendicative. Molto orecchiabile e simpatica la canzone "Honolulu baby", accompagnata da un gradevole balletto. Per un film di soli 68 minuti, "I figli del deserto" si guarda ancora con piacere; l'unico altro lungometraggio di Stanlio e Ollio che possa competere con questo è forse "I fanciulli del west".
Voto 8/10
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