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The Wicker Man

Regia di Robin Hardy vedi scheda film

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La recensione su The Wicker Man

di mm40
7 stelle

Su un’isoletta scozzese arriva un poliziotto alla ricerca di una ragazzina scomparsa. Nessuno degli strambi abitanti del luogo sembra averla mai vista, ma, indagando, l’uomo scopre che la giovane è stata rapita per essere usata come vittima di un sacrificio umano. Coraggiosamente il poliziotto si infiltra fra i partecipanti al rito, per salvarla.

Questo film ha una particolarità piuttosto incredibile, al limite dell’assurdità: si tratta infatti di una pellicola di culto in madrepatria (Inghilterra), con un cast nel quale i nomi importanti non mancano, e che contemporaneamente non solo non ha alcuna reputazione dalle nostre parti, ma proprio non è neppure mai arrivata ufficialmente, a distanza di svariati decenni. The wicker man, titolo evocativo ed emblematico che si riferisce al gigante di legno protagonista del rito sacrificale al centro della storia, è un giallo-thriller dagli evidenti risvolti sociali che denuncia una decadenza dei costumi che procede di pari passo con una crescente malvagità d’animo, un’insensibilità proclamata e quasi ostentata. Qualche dubbio sulla tenuta logica del finale, ma in fin dei conti si tratta di una storia nella quale la logica è al servizio degli argomenti e non viceversa. Il regista è un esordiente: Robin Hardy, autore anche della sceneggiatura (da un racconto di David Pinner); se la cava bene in entrambi i ruoli, mettendo in scena una vicenda di montante ansia e dalle atmosfere pian piano sempre più grottesche; contibuiscono ovviamente alla riuscita del lavoro interpreti del calibro di Edward Woodward, Christopher Lee, Britt Ekland e Diane Cilento; in parti laterali anche Lindsay Kemp e Aubrey Morris. L’opera seconda di Hardy arriverà solamente tredici (!) anni più tardi: The fantasist (1986). 7/10.

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