Regia di Robin Hardy vedi scheda film
Probabilmente il migliore horror che io abbia mai visto. L'ambientazione misteriosa e claustrofobica della comunità chiusa ricorda in qualche modo esperienze contemporanee (benché di poco successive) come "La casa dalle finestre che ridono" (1976) di Pupi Avati o molto posteriori come "I fiumi di porpora" (2000) di Mathieu Kassowitz, ma l'atmosfera rimanda anche a classici del mistero come "L'isola del Dottor Moreau" o al "Villaggio dei dannati" e ad altre opere, sia letterarie sia cinematografiche, ambientate in comunità chiuse ed autosufficienti che creano di per sé un alone di mistero ed instillano inquietudine nel visitatore esterno. In quest'ultimo senso non si può non identificarsi nel ligissimo (alla legge come ai precetti del cristianesimo) sergente Howie che tenta, sempre più incredulo, di penetrare quella comunità che gli sembra voglia coprire l'omicidio di una ragazzina e che tenta di affrontare con gli strumenti che gli sono propri: la razionalità, l'autorità, la legge.
"The Wicker Man", inedito in Italia, affascina lo spettatore fin dall'inizio anche grazie alla fotografia di Harry Waxman che esalta l'atmosfera celtica e quasi druidica, si fa seguire senza difficoltà nonostante i sottotitoli (e giuro che non è merito della mia discreta conoscenza dell'inglese, qui perfettamente recitato da un cast di attori tutti su livelli di eccellenza) ed avvince più e meglio di un giallo, incutendoci un sacro terrore, simile a quello che pare provare il "buon poliziotto Howie", ottenuto senza mostrare sangue o effettacci vari. E nonostante che il film si apparenti a certi lavori del primo Dario Argento e del miglior Lucio Fulci e che, almeno a un certo punto, il finale sia largamente prevedibile (trent'anni di frequentazioni cinematografiche non passano invano), il film del misconosciuto Robin Hardy, sceneggiato da Anthony Shaffer (1926 - 2001) che l'anno precedente aveva scritto "Frenzy" per Hitchcock, surclassa il 90% dei prodotti analoghi.
La trama è abbastanza semplice: un poliziotto irreprensibile e religiosissimo si reca su un'isoletta al largo della Scozia per indagare sulla misteriosa scomparsa di una ragazzina e vi scopre una strana comunità dai costumi sessuali disinibiti e dedita a misteriosi riti pagani; deciderà di indagare a fondo per scoprire cosa si nasconda dietro alla scomparsa della giovane.
Stupende le musiche celtiche, interpretate da Paul Giovanni, che contribuiscono a rendere ancora più misterioso l'insieme.
Nada.
Stupendamente ambigua e conturbante, in alcune scene di nudo fu sostituita da una controfigura poiché all'epoca delle riprese era incinta.
L'allora signora Connery è misteriosa con una naturalezza tale che si attaglia perfettamente all'ambientazione del film.
Christopher Lee, liberato dalle zanne draculesche, dà il meglio di sé nelle vesti di questo folle dandy e settecentesco earl trapiantato (come il suo avo trapiantò la vegetazione tropicale in quell'estremo lembo settentrionale d'Europa) nel ventesimo secolo.
Edward Woodward forse non sarà stato bello o affascinante come suoi conterranei di maggior successo (Sean Connery, Roger Moore) ma si dimostra un attore di eccellenti qualità nell'interpretare questo grigio poliziotto - uno di quei personaggi che hanno fatto grande l'Impero Britannico - che si concede accenti da martire protocristiano e da eroe scespiriano nel grandioso finale che somiglia da vicino a un auto da fé pagano.
Incredibile che dopo questo film non si sia più sentito parlare di lui.
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