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The Wicker Man

Regia di Robin Hardy vedi scheda film

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La recensione su The Wicker Man

di Kurtisonic
8 stelle

Non si può prescindere dal periodo in cui The wicker man è stato girato, i primi anni 70 hanno ribaltato e sconquassato gli equilibri sociali, culturali, politici, i costumi, la morale. Nel film però il "mondo nuovo" è rappresentato al contrario di quello che ci si aspetta, una piccola comunità vive su di un'isola dove rifacendosi a riti ancestrali, a culture pagane, a credenze popolari applica la filosofia del peace and love che ha ispirato il movimento rivoluzionario giovanile in tutto il mondo. Non è un nucleo sociale che si isola per proteggersi dall'onda del progresso, ma si tratta di un gruppo che vive con le nuove regole della vita in comune e in libertà. Il sergente Howie arrivato sull'isola di Summerisle per indagare sulla misteriosa scomparsa di una ragazzina, incarna il mantenimento e il rispetto dei vecchi valori consolidati, lui stesso oltre che integerrimo poliziotto è animato da un solido fervore religioso. Il film è girato in uno stile quasi surreale, e nella rappresentazione che unisce l'asse uomo- natura emerge una vera e propria sensibilità di ripresa dell'isola di tipo herzoghiano, cioè divisa fra il documentaristico e il rigoroso rispetto dell'immagine naturale. La presenza del sergente che sente su di sè un profondo disagio e un senso di diversità dagli abitanti di Summerisle è stata indotta con un tranello per rimediare alla povertà del raccolto agricolo dell'ultima stagione. Nell'interpretazione simbolica delle situazioni che si avvicendano, The wicker man formalizza la scelta, la via obbligata che la comunità avanzata dell'isola dovrà compiere per cercare di garantirsi la sopravvivenza. Il film si rivela un thriller grottesco di bassa gradazione, ma non fa calare la tensione e l'interesse per la vicenda grazie all'originalità con cui si racconta.  Il sostrato filmico impone una importante riflessione, credo che chieda di interrogarsi sulla capacità realizzatrice di nuove forme di aggregazioni sociali e su come possano rapportarsi con il mondo che la nuova comunità crede di avere superato evidentemente troppo in fretta. L'isola è governata da Lord Summerisle, il cui nonno ha convinto in tempi lontani le persone a trasferirsi per sfruttare le  potenzialità del terreno e coltivarne i prodotti. Pur nell'apparente  e felice tribalità vissuta dagli abitanti senza forme di condizionamento, Lord Summerisle è il cerimoniere, la guida, il capo (il padrone?) che influenza le altre persone e già questo sembra fornire un elemento di forte contraddizione allo spirito libero che anima il gruppo. Il personaggio femminile principale  è la figlia del gestore del pub dell'isola, la bionda Willow, interpretata da una Britt Ekland disinibita e dalla bellezza travolgente. A lei viene affidata la raffigurazione della nuova moralità sessuale, aperta e liberata da ogni pudore, e metterà in crisi il sergente un pò troppo bigotto. Una menzione particolare va alle musiche preponderanti per tutta la lunghezza del film, musica folk, country, canti religiosi, creano suggestioni mistiche che completano la materia narrata. Il gran finale resta celato sotto traccia, non è tanto lo scontro di culture religiose  e di contenuti in antitesi fra esseri umani che si realizza, ma ribadisce l'impari paragone fra uomo e natura in cui le leggi e i valori  vecchi o nuovi che siano, si misurano implacabilmente con i bisogni e le necessità dell'una e dell'altra parte. Gustoso, potente, suggestivo, è diventato un piccolo cult movie.

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