Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
Un film arido, inutile e senza cuore! Si potrebbe forse considerare interessante questo tentativo di ricercare la storia dietro le leggende arturiane, e quindi si potrebbe anche accettare un Artù "dux bellorum", i Pitti con la faccia blu, un Merlino druido ed i Romani che abbandonano la Britannia alle incursioni dei Sassoni. Ma nonostante le premesse, non sembra che gli sceneggiatori, Franzoni e Hancock, si siano sforzato di rendere il film molto credibile: vediamo Artù scendere in battaglia con un esercito di cinque uomini, sperduti avamposti caledoni dove i monaci torturano i pagani, gli stupidi sassoni infilarsi uno ad uno nelle porte del Vallo di Adriano... Discutibile è anche la scelta di ispirarsi al libro di Howard Reid, nel quale si ipotizza un'origine scitica della leggenda arturiana: ipotesi di cui non si sentiva la mancanza e che non valeva certo lo sforzo produttivo di un film. Il guaio è che, nel tentativo di cercare una qualche (presunta) aderenza alla "realtà storica", ci si è dimenticati che le vicende di Artù e dei suoi cavalieri sono soprattutto una "realtà mitica". Dimentichiamo questo assunto, azzeriamo il Mito, reinventiamoci la Storia... che cosa rimane? Una vicenda banalotta e dimenticabilissima, che non aggiunge nulla alla leggenda arturiana, che non la interpreta e non la rappresenta in alcun modo; una sceneggiatura grossolana che cerca di evitare i "luoghi comuni" del mito sostituendoli con il vuoto spinto della più assoluta mancanza di idee; una trama che non conserva nulla della potenza della leggenda da cui si è ispirata (ma che pretende di aver ispirato); dei personaggi che, pur chiamati Artù, Lancillotto, Galvano, Galahad e Ginevra, spiccano per assenza di carisma e non hanno nulla del carattere, della fisionomia, dell'hybris dei loro archetipi. Non è facile far rivivere degnamente il mito e ancor meno reinterpretarlo o razionalizzarlo. Serve una particolare intensità, una sensibilità filologica e barbarica, di cui gli autori di questo film sono esenti. E se Franzoni e Hancock non sono Chrétien de Troyes e Thomas Malory, il regista Antoine Fuqua non è né Richard Lester né John Boorman (né tantomeno Eizenštejn o Kurosawa) e sarebbe meglio che in futuro evitasse di avventurarsi in acque tanto profonde. Non pretendevo certo che questi sedicenti cavalieri della Tavola Rotonda, forniti di corazze orientali e archi scitici, andassero alla ricerca di qualche Santo Graal... ma che almeno mi coinvolgessero, mi emozionassero, mi commuovessero un pochino! Avrei voluto tifare per i Sassoni (Skarsgård era l'unico attore decente) se non fosse che nella Storia - quella vera, dove i Sassoni alla fine conquistano la Britannia – saranno proprio i loro lontani discendenti a produrre e girare questo film...
Film sbagliato in partenza... ne girerei un altro.
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