Regia di Eugenio Cappuccio vedi scheda film
Mondo del lavoro e del non lavoro. Lo scattante quasi manager Marco Pressi (bravo Giorgio Pasotti) fa il formatore dei venditori, a Milano, in una multinazionale francese il cui bugiardissimo motto è «People first». Il motto di Marco è altrettanto fasullo e deprimente: «Mai progetti, solo desideri e obiettivi». Scelgono lui per disboscare l’azienda. Glielo danno loro un bell’obiettivo: farà carriera se riesce a licenziare, entro fine anno, 25 persone (su 90). Da formatore a killer del personale. Marco-Terminator vive con Laura che lo chiama Muerto e gli riassume la questione: «Tu non hai mai tempo per me, vuoi solo trombare e dormirmi addosso».. Marco va avanti in automatico, ripete a tutti: «Ti stimo molto» e si licenzia dai sentimenti. Vive (vive?) una progressiva atrofia, diventa un precario dell’esistenza, tra convulsi orgasmi casalinghi e sgradevoli colloqui aziendali alla caccia delle 25 vittime. Più manierista che cinico, il film sembra incerto tra i toni della commedia amara e quelli della denuncia sociale. Entra nel numero dei non molti film sul mondo del lavoro, ma rispetto al Cantet di Risorse umane e alla Francesca Comencini di Mi piace lavorare - Mobbing resta qualche gradino sotto.
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