Regia di Eugenio Cappuccio vedi scheda film
Andrò controcorrente, certo, ma non me ne importa un fico secco: per me questo di Cappuccio è un film importante e non merita sicuramente la sufficienza risicata come tanti critici hanno ritenuto di assegnargli.
Il primo motivo è che si parla di un problema che tutti (o quasi) conoscono ma che pochi hanno saputo degnamente rapprentare al cinema, e cioè la progressiva disumanizzazione.
Il secondo motivo è la vacuità o superficialità dei rapporti interpersonali in una società disumanizzata.
I due temi interagiscono: sembrerebbe quasi che il secondo tema sia solo la conseguenza del primo. Forse è così e forse no.
C'è una logica perversa ma attualissima in questo film: per avere una lauta ricompensa si passa sulla testa dei propri simili; questa ricompensa richiede un cambiamento di prospettiva: se prima si lavorava CON gli altri, ora si deve lavorare CONTRO gli altri.
Chi può accettare una logica di questo tipo? Solo chi ha una scala di valori particolare. E' quindi naturale che i suoi affetti siano quelli che sono e cioè amori consumistici, privi di ogni impegno personale, più portati verso l'uso e inesorabilmente chiusi all'approfondimento, al mettersi in discussione.
Il protagonista accetta una sfida che gli preclude ogni riflessione personale, ogni valutazione morale: è una sfida tutta esterna, tutta rivolta a "segare" gli altri. Gli altri sono quindi "merce".
Alla fine egli sembra capire che la sfida, vinta o persa, è comunque una dimissione dalle proprie responsabilità, dal senso stesso del lavoro.
Credo che la nostra società e il nostro sistema stiano creando sempre più questo tipo di "mostri urbani": esseri algidi, asettici,robot sempre col portatile addosso, anche al cesso, pronti a scannare e "segare"; esseri senza scrupoli e senza remore pronti a sacrificare sull'ara del "mercato" i propri simili. I mostri sono tra di noi. E forse, senza saperlo, stiamo per diventarlo anche noi.
E' qui che vedo l'importanza di questo film: l'espressione del protagonista, di una fissità inquietante e inespressiva, muta solo quando si trova davanti all'anti-mostro, uno dei pochi "umani" che ancora resistono in azienda, uno che non accetta l'offerta e che manda a carte quarantotto il "programmino" che il tagliatore di teste si era preparato per bene.
Una lezione che lo fa rinsavire: ma per uno che rinsavisce quanti non lo fanno?
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