Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Secondo film di Vincenzo Marra dopo il bel Tornando a casa, vincitore di molti premi a Venezia e in altri festival in giro per il mondo. Quell’opera di esordio era un film di mare, questo nuovo lavoro è un film di terra, di periferia degradata dove Enzo, diciott’anni, vive con una sorella, una madre che passa i giorni e le notti a cucire e un padre che muore nel letto, di crepacuore, senza un lamento, come sanno morire i poveri. E tutto precipita. Enzo, come dice Marra, non ha un paracadute, deve cavarsela da solo e si trova a scegliere se diventare ladro o soldato. Ci prova come ladro, finisce soldato nel Kosovo e le disgrazie famigliari continuano perché il vento che sconvolge la sua esistenza tira sempre forte e impietoso. Cinema neorealista, quasi cronachistico, cinema di spostamenti e pedinamenti alla ricerca della dignità e dentro la battaglia contro la sventura che ti schiaccia. Attori presi da quel groviglio di strade e palazzoni che soffocano Napoli. Si vede che Marra conosce bene questo universo abbandonato a un gramo destino: quel che un po’ manca al film è uno scatto narrativo, qualche invenzione in una messinscena che non si abbandoni al solo seguire una via crucis infinita e scarna.
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