Regia di Valia Santella vedi scheda film
L'esordio di Vania Santella è questo triplice ritratto al femminile, focalizzato sulle incomprensioni intergenerazionali e sulla ricerca di un contatto emotivo - ricerca quasi mai dall'esito positivo - che le protagoniste mettono in piedi fra loro. A produrre ci ha pensato la Sacher film di Moretti e Barbagallo; d'altronde la napoletana Santella aveva già realizzato il corto In nome del popolo italiano (2001) per la stessa casa di produzione; Moretti stesso compare in un cameo verso l'inizio, come cliente insoddisfatto (stranamente!) di un negozio di abbigliamento. La Sandrelli, che non ha bisogno di presentazione, e la Saponangelo, davvero brava, rendono bene l'idea del distacco madre/figlia (che trovano un territorio comune su cui confrontarsi nella nipotina) che sta al centro della sceneggiatura scritta dalla stessa regista, in collaborazione con Heidrun Schleef, altro nome noto nel giro di Moretti (fra le altre cose ha co-sceneggiato La stanza del figlio e Il caimano). I personaggi maschili sono la nota dolente del film: volutamente, certo, ma la loro concreta mancanza in scena (se si eccettua il tardivo ingresso di Luigi Maria Burruano) pesa parecchio, riuscendo infine realmente eccessiva, troppo calcolata e quindi fasulla. Te lo leggo negli occhi (da una canzone di Sergio Endrigo, che la Sandrelli canta nella scena conclusiva), pur con i suoi piccoli difetti (ad es. il ritmo non esaltante, perlomeno nella prima parte), ci consegna ad ogni modo una nuova regista da tenere d'occhio. 5,5/10.
Tre generazioni al femminile: la nonna va verso i sessanta con un passato da cantante e un presente fatto di solitudine e frustrazione (per una malattia alle corde vocali); la madre è sulla trentina e gestisce a fatica il divorzio e gli impegni di lavoro (da logopedista); la nipotina è una bambina irrequieta che sta meglio con la nonna un po' matta che con la madre così presa dalle sue cose...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta