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Il diritto del più forte

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Il diritto del più forte

di OGM
10 stelle

Nelle società evolute, le cosiddette minoranze, possono, con misure legislative o battaglie culturali, ottenere il diritto di essere tutelate, sostenute, accolte. Però in nessun regime,  nemmeno nel più illuminato e libertario, sarà mai possibile proteggere l’intramontabile categoria che, da sempre, è destinata ad un ruolo triste e subalterno: è il popolo invisibile delle persone prive di istruzione, che è trasversale alle nazioni ed alle etnie, ed è capillarmente disperso nel mondo, al di sotto della soglia della percezione sociale. Questo popolo è troppo eterogeneo e diffuso per poter aspirare ad un’identità, ed è troppo privo di coscienza collettiva per potersi costituire a gruppo, ed è quindi destinato a non rientrare mai in alcuna campagna contro la discriminazione e le varie forme di sopruso. L’ignorante è l’escluso per eccellenza, perché non ha i mezzi intellettuali per godere appieno della ricchezza della vita, né per difendersi dalle cavillose furberie altrui. Fox Biberkopf (il cui nome si traduce, significativamente, come testa di castoro) è  dunque il portatore di un’irrimediabile tara sociale, che lo espone ad ogni tipo di manipolazione, dal campo affettivo a quello economico. In più, è soggetto alla pressione psicologica di chi insiste nel fargli notare la sua inadeguatezza, la sua incapacità di sostenere una conversazione o ben figurare nelle occasioni conviviali. È in questo modo che i detentori del potere – l’ambiente altoborghese di imprenditori in cui, improvvisamente, e suo malgrado, si trova immerso – riescono a tenerlo in pugno, rinnovando, ad ogni istante, il suo senso di inferiorità e dipendenza. La falsa promessa di una felicità a venire, fatta di amore e di benessere, è un’ulteriore, crudelissima arma in mano ai suoi sfruttatori. Con questo film, Fassbinder ci consegna una precisa e struggente descrizione al vivo delle dinamiche dei condizionamenti che, dall’alto, incatenano ed opprimono l’individuo culturalmente sprovveduto: questi processi non avvengono, come superficialmente si è portati a credere, mediante la massificazione e l’allineamento, che, a ben pensare, avrebbero solo l’effetto controproducente di fare, della popolazione, un gruppo concorde e coeso, e quindi potenzialmente pericoloso. I veri meccanismi della persuasione agiscono, invece, in maniera più sottile, all’interno dei circuiti emotivi individuali, insinuandovi lusinghe ed aspettative, ed indicando subliminalmente ad ognuno, sulla base di modelli e valori imposti ad arte, non certo la via per essere uguale agli altri, bensì quella per risultare migliore degli altri, vincendo su tutti, incluso se stesso.  Il truffaldino incanto di cui Fox rimane vittima fa proprio leva sul suo desiderio di rivalsa, di assunzione nei massimi livelli della scala sociale, di sogni realizzabili col denaro che la fortuna ha voluto riservare unicamente a lui. Circuendolo con questa illusione, il suo facoltoso compagno esercita su di lui  il diritto del più forte: è il Faustrecht del titolo tedesco, di cui la versione italiana restituisce, però, solo la prima parola, omettendole restanti: der Freiheit (della libertà). Questo attributo, in realtà,  è fondamentale per precisare la collocazione storica del fenomeno rappresentato: non si parla, infatti, in questo film, delle prevaricazioni operate dalle gerarchie politiche nelle dittature, bensì di quelle che sono rese possibili soprattutto nelle democrazie postbelliche dell'Europa occidentale, prive di inquadramento politico centrale, e quindi più che mai in balìa del disordinato flusso delle idee.

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