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I fichissimi

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su I fichissimi

di sasso67
8 stelle

"I fichissimi" è sicuramente uno dei migliori film comici italiani degli anni ottanta, e questo quasi esclusivamente per merito di Abatantuono. Non è che voglia sminuire il merito della sceneggiatura dei fratelli Vanzina, ma le parti migliori sono i monologhi sproloquianti del terrunciello, e questo deve essere accreditato in gran parte all'attore milanese di origine pugliese («So' milanese icciento pecciento: l'accento che ho lo tengo pecché fa rustico»), che recitava il personaggio ormai da anni al teatro Derby. Caso mai ci si dovrebbe domandare quanto di questo merito sia ascrivibile in realtà al povero Giorgio Porcaro (1953-2002) che ha recitato per anni un personaggio molto simile, rivendicandone disperatamente la primogenitura. Ma a parte questo, Abatantuono è la figura centrale del film, come dice il suo personaggio nel film, è il perno attorno al quale ruotano tutti gli altri, come pianeti, compreso il mediocre antagonista («Soccompi, vemme!» gli urla Felice durante una lotta) Jerry Calà, che, fra l'altro, è nato a Catania. Abatantuono stupisce perché i suoi sproloqui, incredibilmente, hanno un senso, rivelando una certa qual cultura enciclopedica che spazia tra il cinema, la musica e la letteratura, per non parlare dello sport, anzi del calcio. Novello Rocco e i suoi fratelli (esilarantissimi i dialoghi con i fratelli, dei quali uno è ladro, uno è omosessuale e l'altro drogato, mentre una è femmina, e infatti Felice le ordina di tornare ai fornelli «che sono il tuo piccolo mondo antico»), Abatantuono si difende da chi, vedendo i suoi ricci ribelli e i suoi baffacci neri, nonché quel giubbottone di pelle nero sempre sganciato fino alla pancia, lo potrebbe considerare un bruto, proclamando «io sembro supefficialo e invece ci ho la mia visione dimmondo!».
Gli attori sono funzionali: attorno ad Abatantuono, che ruba la scena a tutti, c'è Jerry Calà, antipatico come sempre, Di Francesco, che non fa ridere nemmeno a pagare, Simona Mariani, finita prima a fare la valletta di Corrado e poi scomparsa dagli schermi, Renato Cecchetto (il signor Verderame di "Amici miei atto secondo") che fa il solito tontolone, Ugo Bologna (1917-1998), che ripete la macchietta del cumenda nella parte nobile dell'avvocato Colombo e Fabio Grossi, eccellente fratello ibrido.

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