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Il bosco di betulle

Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film

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La recensione su Il bosco di betulle

di steno79
8 stelle

Tra i grandi autori europei del Dopoguerra, il polacco Wajda rimane uno dei meno conosciuti nel nostro paese; quanti di noi cinefili che scriviamo su Film tv possiamo dire di aver visto un certo numero di sue opere? (Io finora credo quattro film). A distanza di anni ho rivisto questo "Il bosco delle betulle" che forse non rientra nel novero dei capolavori, ma é ugualmente opera di grande interesse, tratto da un racconto di Jaroslaw Iwaszkiewicz a cui il regista tornerà successivamente ad ispirarsi per altri due film. É una storia di carattere intimista dove sono del tutto assenti i temi storico/,politico/sociali che occupano tanto spazio negli altri film di Wajda; qui il regista si concentra sul rapporto fra due fratelli, di cui uno guardia forestale che vive con la figlia in una regione di campagna dopo essere rimasto vedovo, l'altro malato di tubercolosi e venuto a trascorrere gli ultimi giorni in compagnia dei parenti prima dell'inevitabile morte. È un "character study" dove contano molto le figure dei due protagonisti, ben delineate nella sceneggiatura e interpretate con grande efficacia dai due interpreti: risultano eccellenti sia Olgierd Lukasziewicz, che ritroveremo anni dopo come protagonista di "Decalogo 2" di Kieslowski, sia Daniel Olbrychski, attore feticcio di Wajda, qui davvero magistrale nel suggerire la rabbia e la frustrazione del personaggio, soprattutto nella scena in cui finisce per maltrattare la figlia. E la sensibilità impressionista di Wajda aggiunge una raffinata dimensione figurativa esaltata dai ricchi colori della fotografia di Zygmunt Samosiuk, capace di dare un rilievo estetico di prim'ordine alle ambientazioni e in particolare al bosco che dà il titolo all'opera. Mereghetti nell'ultima edizione del suo Dizionario lo definisce "stilisticamente datato, soprattutto nell'uso dello zoom", ma non spiega perché sarebbe datato, e comunque lo zoom é usato molto di meno rispetto ad altri film di quegli anni, ad esempio "Morte a Venezia" di Luchino Visconti. É un cinema letterario ma con una spiccata dimensione visiva che si pone sotto il segno della malinconia e della morte incombente, a mio parere da scoprire per una nuova generazione di spettatori che non conoscono queste opere della cinematografia polacca e dell'Est. Un'esperienza toccante anche dal punto di vista emotivo, che fa riflettere sulla caducità della vita umana e sulla possibilità di superare il dolore e ricominciare a guardare al futuro in nome degli affetti familiari e terreni.

Voto 8/10

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