Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Il film è il ritratto di un microcosmo (un paio di case in un bosco) che è crogiolo di tensioni e di rapporti umani combattuti: il ragazzo con la tubercolosi in fase terminale, la contadina senza scrupoli morali, il suo fidanzato, il fratello maggiore del malato che cova dentro di sé tremendi conflitti interiori... Quest'ultimo è forse il personaggio meglio definito: quando la moglie era in vita faceva il donnaiolo; morta lei, si rende conto di quanto fosse una brava donna, di quanto lo amasse, e di quanto lui sia stato mascalzone. Questo però non è un salutare pentimento, ma un tremendo rimorso senza sbocco, che gli avvelena la vita e lo rende nocivo per tutti coloro che gli stanno attorno. Il modo in cui tormenta la figlioletta per sapere se la moglie lo tradisse fa stringere il cuore, e mi ha fatto venire il dubbio che in quel frangente la bambina non abbia recitato, ma abbia subito la scena pensando che fosse vita vera. Ma non voglio pensar male, non posso esserne sicuro.
Mi sono piaciute le musiche e le vedute della campagna primaverile. Il regista riesce a raggiungere con questi elementi anche alcuni momenti lirici.
Come difetti metterei qualche snodo narrativo non chiarissimo, come la puntata del ragazzo nella casa della contadina mentre suonano la fisarmonica e, contestualmente, io non sono sicuro se l'uomo forzuto sia il fidanzato di lei o il fratello.
Su tutto l'intreccio aleggia un'aria di amarezza e di precarietà, alla quale tutti i personaggi contribuiscono ognuno con la propria parte.
Forse non un è un film perfetto, poiché dà un po' la sensazione di compressione come in altri esempi di riduzioni da romanzo, ma lo considererei comunque riuscito.
PS: non conosco il polacco, ma è evidente che chi ha fatto i sottotitoli ha preso qualche cantonata, cadendo forse in qualche "calco".
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