Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Tra i grandi autori europei del Dopoguerra, il polacco Wajda rimane uno dei meno conosciuti nel nostro paese; quanti di noi cinefili che scriviamo su Film tv possiamo dire di aver visto un certo numero di sue opere? (Io finora credo quattro film). A distanza di anni ho rivisto questo "Il bosco delle betulle" che forse non rientra nel novero dei capolavori, ma é ugualmente opera di grande interesse, tratto da un racconto di Jaroslaw Iwaszkiewicz a cui il regista tornerà successivamente ad ispirarsi per altri due film. É una storia di carattere intimista dove sono del tutto assenti i temi storico/,politico/sociali che occupano tanto spazio negli altri film di Wajda; qui il regista si concentra sul rapporto fra due fratelli, di cui uno guardia forestale che vive con la figlia in una regione di campagna dopo essere rimasto vedovo, l'altro malato di tubercolosi e venuto a trascorrere gli ultimi giorni in compagnia dei parenti prima dell'inevitabile morte. È un "character study" dove contano molto le figure dei due protagonisti, ben delineate nella sceneggiatura e interpretate con grande efficacia dai due interpreti: risultano eccellenti sia Olgierd Lukasziewicz, che ritroveremo anni dopo come protagonista di "Decalogo 2" di Kieslowski, sia Daniel Olbrychski, attore feticcio di Wajda, qui davvero magistrale nel suggerire la rabbia e la frustrazione del personaggio, soprattutto nella scena in cui finisce per maltrattare la figlia. E la sensibilità impressionista di Wajda aggiunge una raffinata dimensione figurativa esaltata dai ricchi colori della fotografia di Zygmunt Samosiuk, capace di dare un rilievo estetico di prim'ordine alle ambientazioni e in particolare al bosco che dà il titolo all'opera. Mereghetti nell'ultima edizione del suo Dizionario lo definisce "stilisticamente datato, soprattutto nell'uso dello zoom", ma non spiega perché sarebbe datato, e comunque lo zoom é usato molto di meno rispetto ad altri film di quegli anni, ad esempio "Morte a Venezia" di Luchino Visconti. É un cinema letterario ma con una spiccata dimensione visiva che si pone sotto il segno della malinconia e della morte incombente, a mio parere da scoprire per una nuova generazione di spettatori che non conoscono queste opere della cinematografia polacca e dell'Est. Un'esperienza toccante anche dal punto di vista emotivo, che fa riflettere sulla caducità della vita umana e sulla possibilità di superare il dolore e ricominciare a guardare al futuro in nome degli affetti familiari e terreni.
Voto 8/10
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Il problema di Wajda è la sua ambizione provinciale, la Polonia non avendo avuto grande importanza nella storia europea essendo sempre stato territorio di conquista tra le grandi potenze del continente centrale europeo (Germania, Russia e Austria), è sempre stato uno stato in bilico e la cui storia è sempre stata soggetta ai vincitori.
Cenere e Diamanti è un capolavoro assoluto, ma senza conoscenze pregresse sulla storia polacca, molti punti restano oscuri e di certo la Polonia non ha una storia universale e conosciuta da tutti come quella della Francia, Regno Unito, Germania o USA ad esempio, quindi basare un'intera poetica su questo lo ha limitato nella consocenza internazionale e nello scorrere del tempo.
Può darsi che quello che dici sia vero, però allora è un problema che riguarda molti altri autori... Il traditore di Bellocchio per esempio è un film che la critica straniera ha poco amato un po' per lo stesso motivo, non conoscono i fatti che ci stanno dietro, e lo stesso si potrebbe dire per Salvatore Giuliano di Rosi, ancora più ermetico. Credo che fosse normale che Wajda nelle sue opere parlasse della storia della Polonia, di cosa doveva parlare? E non sarei così sicuro che la Polonia non abbia avuto molta importanza nella Storia europea. Fra l'altro nel film in questione i temi storici sono del tutto assenti
Questo non lo conosco. Un bel ripescaggio, Steno. Di Wajda ahimè mi mancano parecchi suoi capisaldi, i vari uomini di marmo, di ferro etc...film considerati imperdibili, che non sono mai riuscito a reperire...speriamo in qualche bel restauro, come ha fatto la Cineteca di Bologna di recente per Cenere e Diamanti, che ho così avuto modo di rivedere e che anche questa volta mi ha lasciato piuttosto tiepido (pur riconoscendone alcune qualità, come l'impostazione espressionista con soffitti spioventi da fare invidia a Welles, e rivalutandone altre, come la performance di Cybulski)...concordo con Steno sul fatto del "provincialismo"...prendiamo ad esempio i film rumeni della Noul Val: raccontano della Romania contemporanea e del suo irrisolto passato di dittatura, eppure hanno una forza universale che travalica i confini, tanto da ricevere premi ed elogi in tutti i festival del mondo...un saluto a tutti!
Ciao Ed, ti ringrazio per il commento... già da tempo ho visto che hai commentato diversi film di Wajda, anche se mi sembra che il regista polacco non sia tra i tuoi preferiti... Cenere e diamanti per me è il suo capolavoro ed è il film che ha avuto i maggiori consensi in assoluto dalla critica, mentre tu ti mantieni piuttosto tiepido... un altro che mi piacerebbe vedere è Sweet rush, che ugualmente non ti ha entusiasmato, e poi L'uomo di marmo, Le nozze, La terra della grande promessa... parlare della propria realtà sociale e culturale per me non è provincialismo, solo che in Wajda i temi nazionali sono particolarmente evidenti. Ricordiamoci che questo maestro quando ritirò l'Oscar alla carriera ad Hollywood ebbe parole di dura condanna verso il comunismo, sotto il cui regime ha comunque lavorato per più di trent'anni
Bella e importantissima recensione ,di un film da un regista ilcui cui nome non mi è nuovo ma non ricordo di aver visto film da lui diretto....Grazie della segnalazione. E complimenti.!
Ti ringrazio e naturalmente ti consiglio questo o altri film del regista... un maestro del cinema europeo un po' dimenticato ma che andrebbe riscoperto... certo non si può vedere tutto, ma il cinema di qualità andrebbe sempre premiato
Facciamo un po' i conti... 1, 2...
Direi che rientro nella casistica.
Sull'opinione del "Mereghetti" mi limito a dire che l'arte si evolve in continuazione per cui ogni soluzione stilistica risulta "datata" dopo un po'. Non è forse nella possibilità di riconoscere l'influenza di un certo contesto che rende lo stile affascinante agli occhi del contemporaneo che approcciandosi al lavoro dell'autore riconosce un certo modo di fare arte, un certo pensiero politico, un'influenza storica, religiosa e culturale da ricondurre ad un preciso momento?
Ciao Roberto ti ringrazio per l'interessante questione che hai posto. Il concetto di "datato" infatti é molto discutibile. La parola indica qualcosa di invecchiato, ma non c'è nulla di oggettivo in questa percezione, quindi é vero che il gusto per l'arte si aggiorna di continuo. Certe osservazioni lasciano il tempo che trovano, anche se nel campo del cinema ci sono comunque opere che sono invecchiate meno bene rispetto ad altre e non sempre la rivalutazione é d'obbligo
Con te non sbaglio mai Stefano,del regista ho alcune cose e questo mi manca....boh,potessi recuperarlo...visto che e' anche emotivamente cionvolgente,grazie
Una copia con sottotitoli in inglese é disponibile su Youtube, nel caso fossi interessato... Io anni fa lo vidi su una vhs a noleggio in italiano, ma ormai sarà fuori catalogo
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