Regia di Bo Widerberg vedi scheda film
"Il quartiere del corvo" è un'altra delle importanti opere che arrivarono in Italia negli anni '60 del secolo scorso sull'onda del successo di Bergman.
Ambientata a Malmoe, è la storia di un giovane proletario (Anders) che vive con i genitori in uno squallido casamento ubicato ai margini della città. Suo padre è un commesso, che dopo aver perso il lavoro ha cominciato a trascurare la famiglia ed è ormai diventato un alcolizzato cronico privo di voglie e di futuro. Sua madre fa la lavandaia, e regge sulle sue spalle come può, la periclitante economia della famiglia.
Sono i giorni della guerra civile spagnola e i nazisti, anche in Svezia, cercano di imporsi con la violenza. Anders scrive un libro autobiografico e lo manda a un editore che rifiuta di pubblicarlo. Frustrato nelle sue ambizioni e verificato il fallimento di una vita che non trova sbocchi in un ambiente così circoscritto come quello dove è nato e cresciuto, il giovane ldecide di lasciare il suo quartiere e la sua casa per trasferirsi a Stoccolma alla ricerca di un futuro migliore.
"Il quartiere del corvo" è un'opera densa e coinvolgente che ben evidenzia la grande vitalità del cinema svedese di quegli anni: una pellicola che si presenta con una struttura tipicamente teatrale ed una ambientazione particolarmente curata nel mostrarci un ristretto universo in cui tutti i personaggi (e non solo Anders) sognano e cercano di scappare da quello squallido ambiente che pesa sulle loro spalle come una maledizione. Essi sono tagliati fuori dal mondo in quei tempi ancora troppo bui dove nelle piccole città satelliti dell'estremo Nord europeo, anche parlare di Parigi, Roma, o della guerra di Spagna, significa pronunciare solo delle parole che sembrano vuote di senso e parole che nella bocca dei protagonisti suonano come stonate, appartenenti a un altro pianeta, e diventano così davvero poco più di un oscuro, remoto ed anelato oggetto di un desiderio che difficilmente potrà prendre forma.
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