Regia di Silvio Amadio vedi scheda film
Un tassello di cinema italiano "di genere" drammatico inopportunamente confinato in una categoria (la commedia sexy) alla quale proprio non appartiene. E, ancor più inopportunamente, dimenticato anche dal palinsesto televisivo. Assolutamente da rivalutare per la profonda sensibilità con la quale tratta -in epoca pionieristica- la tendenza lesbo.
Angela (Gloria Guida) è gelosa della relazione che si è instaurata tra suo padre (Silvano Tranquilli) e Irene (Dagmar Lassander). Per allontanare la futura matrigna dalle attenzioni del genitore, Angela tenta di screditarne l'immagine cercando di farla innamorare di Sandro, il suo giovane compagno. Ma Irene non si lascia conquistare ed Angela capisce perché quando nota che la donna sembra essere particolarmente sensibile, al limite dello sconvolgimento, alla visione del suo corpo nudo: Irene è infatti attratta dalle ragazze e questo fornisce il destro ad Angela per archittettare, supportata da Sandro in veste di fotografo nascosto, un ricatto dopo averla sedotta e condotta ad un amplesso lesbico sulla spiaggia...
Non è raro che, i film interpretati da Gloria Guida, dopo una prima parte giocosa e spensierata finiscano poi per prendere una direzione antitetica, con una brusca svolta nel dramma più accentuato. In particolare questo tipo di sviluppo, spesso sempre molto marcato dalle colonne sonore e sottolineato da raffinate scene di nudo per nulla gratuito ma funzionale al narrato, raggiunge vette estreme quando a dirigere la Guida è Silvio Amadio, regista che già per lavori realizzati in precedenza (citiamo L'isola delle svedesi del 1969) dimostra una particolare sensibilità verso derive omosessuali (al femminile però) che precorrono diritti e tendenze oggi ordinarie e date per scontate.
Particolarmente attento a temi "di confine" e dotato di una spiccata sensibilità, Amadio nel biennio 1974/75 realizza una trilogia interpretata da Gloria Guida con al centro delle storie drammatiche destinate ad un finale tragico: inizia con La minorenne, prosegue con Quell'età maliziosa (bellissimo tra l'altro) e finisce, appunto, con questo Peccati di gioventù. Film dove la figura maschile è di puro contorno (Tranquilli ad esempio esce di scena dopo pochi minuti) per lasciare invece spazio a umori, pensieri, riflessioni, sensazioni ed amori (ma anche cattiverie) puramente femminili.
Peccati di gioventù coinvolge non solo per come affronta la questione lesbo (un plauso merita l'altrettanto bella Dagmar Lassander per una interpretazione qui davvero toccante) ma per lo straziante finale con inseguimento d'auto lungo la riva marittima, sottolineato dalla delusione di un affetto/amore tradito e destinato a finire in un mare di lacrime. Lacrime di Irene, ferita prima che nell'orgoglio al cuore; seguite dalle lacrime di Angela quando, tardivamente distrutta dal senso di colpa, grida al cielo secchi "No", travolta da una soffocante (e montante) disperazione. E anche la natura risponde, anche la natura non rimane indifferente all'enorme torto subito da Irene e si manifesta, reagisce mescolando le gocce del temporale -scatenatosi in concomitanza con il pianto liberatorio- alle lacrime che colano dagli occhi stravolti della pentita Angela.
Ma quello che più sorprende del film è come al meccanismo centrale di seduzione, portato avanti con finalità opposte all'amore dalla cinica Angela, risponde Irene: gli sguardi eccitati ma al contempo pudichi della Lassander suggeriscono che il personaggio interpretato sia dotato di una sensibilità estrema (e il finale sta lì a dimostrarcelo). E resta un grande esempio di cinema il momento in cui Angela si fa una doccia, lasciando aperta la porta per farsi spiare -completamente nuda, offrendosi di spalle- da Irene, donna non di questo mondo per la rara delicatezza e la unica dolcezza che la contraddistingue, relegandola quindi fuori dalla media (assai più modesta) degli esseri (dis)umani che la circondano...
Disponibile in Dvd per conto della RaroVideo che lo ha proposto in una spartana edizione con bassa definizione video e altrettanto modesta (pur se chiara e pulita) traccia audio mono. Praticamente nulli gli extra, a meno ché tali non si vogliano dire le schede biofilmografiche. Piuttosto grave, invece, la probabile presenza di tagli: rilevabili in almeno due momenti a causa del brusco stacco di immagini e colonna sonora.
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