Regia di Diego Arsuaga vedi scheda film
Il fatto è realmente accaduto: uno studio hollywoodiano compra una storica locomotiva uruguayana del XIX secolo, senza fare i conti con l’associazione Amici delle Rotaie, composta da vecchiacci irriducibili diposti a tutto pur di non far espatriare quello che per loro è un simbolo d’orgoglio nazionale. Per impedirlo, dunque, tre di loro decidono di rubarla, scardinando il deposito in cui viene conservata e cominciando un viaggio, romantico e rivoluzionario, per le vecchie vie ferrate del paese. Il loro motto è: «Il patrimonio non si vende», il loro scopo quello di sensibilizzare l’opione pubblica. Come è andata a finire non ve lo sveliamo: la pellicola merita un biglietto di andata e ritorno per la sua simpatica vena anarchica e, soprattutto, per la presenza di tre mostri sacri del cinema e del teatro sudamericano, Héctor Alterio, Federico Luppi e Pepe Soriano (giustamente premiati a Valladolid). La regia, forse intimidita da cotanta presenza attoriale, pur rifugiandosi in suggestive evocazioni western, è però troppo ripiegata su ritmi e stilemi televisivi. Rimane, tuttavia, il merito di avere riportato alla ribalta una vicenda che, pur verificatasi recentemente, non appartiene al nostro secolo, al nostro mondo, alla nostra fretta.
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