Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Film tristissimo che mostra una realtà misera e comune a tante famiglie del dopoguerra. L'impatto emotivo è forte, la figura del protagonista è fiera ma triste ed appare ancor più patetica attraverso gli occhi e le parole (fuori campo) del figlio più piccolo che, com'è ovvio che sia, vede il padre come un mito indistruttibile. Germi è una sorta di gigante buono che mostra il suo lato debole tracannando un bicchiere di vino dopo l'altro (mi sono chiesto spesso come mai tale vino fosse del colore dell'acqua, nelle tavole della gente comune di solito lo si beveva rosso) ma restando fermo nelle sue posizioni, incarnando infine un ruolo che apparteneva a quei tempi in cui l'uomo portava la pagnotta a casa ma stava trasformandosi lentamente da pater familias in centro esistenziale e domestico di un malessere sociale. Commovente la scena finale in cui prende in mano la chitarra, dichiarando per l'ultima volta il suo amore alla moglie. E' un film che soffre il peso del tempo, ha un ritmo lento ed a tratti noioso ma innegabilmente va visto se si vuole assaporare il gusto amaro del nostro passato.
Non mi appare particolarmente bravo ma sicuramente rende bene il personaggio.
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