Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Devo denunciare un peccato di molta critica: la non elevazione di Pietro Germi ad autore tra quelli da ricordare come Fellini, Antonioni e Visconti. Sarà vero che, soprattutto nell'ultima fase della carriera non ha fatto cose mirabolanti ( la preparazione e la concezione di "Amici miei" però, si sa, era sua, e comunque la mano di Monicelli lì è imprenscindibile). ma al cinema italiano questo regista ha dato veramente tanto. E in più, con un approccio popolare che lo rende originalissimo. "Il ferroviere", melodramma che riuscì a ottenere un ottimo responso di pubblico, lo vede anche protagonista, benchè ridoppiato, è un grande film. Ti avvince, ti coinvolge, ti racconta l'escalation drammatica di una famiglia proletaria del dopoguerra con ogni rovescio possibile, fino a una catarsi finale che vede ritornare un pò di pace, il tutto filtrato attraverso il racconto del bambino di casa: per quanto riguarda la retorica che qualcuno ci ha visto, sarebbe necessario fare dei distinguo, perchè si noti la sobrietà appartata con cui viene descritta, tra ombra e pudore, la morte del protagonista. Inoltre, questo è un film figlio del neorealismo, ma già il fatto che ci siano quasi tutti professionisti a recitare lo esula da tale categoria. E, visto che è di qualche anno più tardi, controllare prego le analogie con un caposaldo del nostro cinema: "Rocco e i suoi fratelli" ha tantissimo in comune con quest'opera, compreso iter narrativo e chiave di volta del finale. Insomma, un bellissimo,splendido film, non ve lo perdete.
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