Regia di Guy Ferland vedi scheda film
Gli anni ’80 ci hanno lasciato in eredità alcuni tra i cult movie più stupidi di sempre. Ad esempio, Dirty Dancing, che lanciò un’orrenda canzone (I’ve Heard the Time of my Life) e raccontava l’iniziazione amorosa di una fanciulla ritrosa (Jennifer Grey, poi inghiottita dai Tv-movie) da parte del ballerino Patrick Swayze. Diciassette anni dopo, i produttori decidono di giocarsi il marchio Dirty Dancing anche per questo Havana Nights. Anche se non si tratta di un seguito, bensì di un remake, ambientato alcuni anni prima dell’originale e spostato nella Cuba di Batista, con un pathos pro-rivoluzione inatteso e inattendibile. La fanciulla perciò è figlia di ricchi americani che fanno affari col regime, mentre lui è un cameriere dell’albergo, con amici e parenti che sperano in una Cuba migliore. Nel gran ballo finale, scoppierà la revolución, e la canzone del vecchio film impazzerà su rossi tramonti in arrangiamenti rinnovati. Per dare un’idea della nullità del cast, basti dire che quando appare sullo schermo il lustro e invecchiato Swayze in un ruolo di contorno, il pubblico dell’arena estiva (adolescenti iscritte a corsi di ballo latino, più trentenni che pensano ai propri quindici anni) esplode in un boato.
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