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Palindromes

Regia di Todd Solondz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Palindromes

di laulilla
8 stelle

Questo film di Todd Solondz del 2004, non era mai arrivato in Italia (se non direttamente su DVD in lingua originale con sottotitoli), ciò che ovviamente ne aveva limitato la diffusione. Ieri, però, il cinema Massimo – Museo del cinema di Torino, per la gioia dei cinefili, l’ha presentata come si conviene, ovvero su grande schermo...

Questo film di Todd Solondz del 2004, non era mai arrivato in Italia (se non direttamente su DVD in lingua originale con sottotitoli), ciò che ovviamente ne aveva limitato la diffusione. Ieri, però, il cinema Massimo – Museo del cinema di Torino, per la gioia dei cinefili, l’ha presentato come si conviene, ovvero su grande schermo, con i sottotitoli in italiano, quasi a completare la visione di altri bei film, proiettati negli ultimi mesi, che, visti nel loro complesso, aiutano a comprendere la mentalità americana. Sembra esistere, infatti, un modo di pensare che percorre tutta la storia degli Stati Uniti fin dalle loro più lontane origini, di cui sono individuabili le tracce e le componenti culturali, anche grazie al cinema, oltre che alla letteratura e alle altre arti.
In questo sostanziale permanere nel tempo di una immutabile Weltanschauung è anche la spiegazione del curioso titolo di questo film: Palindromes, allusivo della particolarità che hanno certi nomi (o frasi) di rimanere identici, indipendentemente dal modo della lettura, da sinistra o da destra. Se si considera questo aspetto, del resto più volte esplicitato nel corso del film, allora dobbiamo pensare che il film altro non sia che una gigantesca metafora della storia della mentalità americana, immutata dai primi decenni del 1600, quando a bordo del Mayflower i Padri Pellegrini, approdando a Cape Cod, portavano con sé la fiducia di veder sorgere nel nuovo mondo quel perfetto ordine sociale e morale, ispirato da Dio, ormai impossibile da realizzare nella terra d’origine.
Era nato con questo indelebile imprinting, dunque, lo stato “perfetto”, guidato da uomini che, per seguire la parola di Dio, avevano individuato, di volta in volta, i nemici del Bene, da espungere senza pietà, come accade nel film, in cui la protagonista, Aviva (il palindromo!), porta con sé, nonostante i mutamenti dell’aspetto, evidenziati anche attraverso il cambiamento plurimo delle attrici che ne interpretano la storia in momenti diversi, la traccia indelebile di ossessioni che mai l’avrebbero abbandonata, in nome delle quali lei stessa sarebbe diventata spietata, sulla strada del Bene. Individuare il nemico (il Male) e perseguitarlo è infatti il compito che sente di dover realizzare Aviva, da quando abbandona la famiglia, a quando vi rientra dopo un viaggio che non ha mutato il suo modo di vedere il mondo, neppure quando è del tutto evidente che alle proprie aspirazioni non può corrispondere la realtà. Attraverso un percorso originale e molto disturbante il regista in questo suo lavoro del 2004 opera un vistoso capovolgimento dell’ottimismo presente in due capolavori del cinema americano del passato entrati nella leggenda (e recentemente riproposti dal Museo del cinema), ampiamente e sarcasticamente citati: La Morte corre sul fiume e Freaks. Accade perciò che alla favola bella dell’accoglienza disinteressata e ospitale di Rachel Cooper (La Morte corre sul fiume), che si prende cura dei bambini in fuga dall’orco, Solondz opponga l’ipocrita ospitalità di Miss Sunshine, nella cui casa trovano rifugio creature emarginate, reiette e deformi che vengono indottrinate secondo la manichea parola di un Dio di cui devono realizzare, con piena convinzione, gli ordini e i precetti, interpretati in esclusiva da lei e dal marito, in combutta con loschi individui. I poveri ospiti della casa sperduta di Miss Sunshine diventano in questo modo mostruosi esecutori di un progetto davvero diabolico finalizzato a eliminare i nemici (fino all’omicidio “giusto”) e a raccogliere denaro attraverso spettacoli televisivi da loro recitati, suonati, cantati e danzati (il richiamo a Freaks è evidentissimo), naturalmente per il “bene” di tutti.

 

 

 

 

 

Un breve cenno alla storia, senza troppo spoiler !
Aviva è un’adolescente che rivela, fin dal le prime scene, lo scopo a cui sente di dover dedicare la propria vita: diventare madre di tanti bei bambini, poiché di null’altro le importa. Sarebbe riuscita nell’intento, al suo primo tentativo, con un ragazzino nerd, figlio di amici di famiglia, se i suoi genitori, molto middle class-polticamente corretti, ma sostanzialmente violenti, non la costringessero ad abortire in una clinica di lusso in cui la poveretta sarebbe stata sottoposta a un’inopinata isterectomia. Sarà l’inizio per lei di una fuga, un lungo viaggio in cui, per realizzare il suo progetto, si imbatterà in una serie di personaggi poco raccomandabili, fino all’incontro con Miss Sunshine, fondamentalista cristiana-protestante, organizzatrice di spedizioni punitive contro i medici che praticano gli aborti, contro i pedofili e contro le prostitute, ovvero contro il Male finalmente individuato.

Magnifici gli attori di un film che non definirei cinico, come molti fanno, ma ironico in modo molto graffiante e cattivo, di un regista indipendente e poco noto, apprezzato in Europa, soprattutto nei Festival, ma male distribuito in Italia (che strano, eh!) che merita invece davvero di essere conosciuto. Questo suo lavoro si colloca fra altri suoi non dissimili fra i quali, il bellissimo Happiness (1998) e il magnifico Perdona e dimentica (2009), del quale potete leggere la mia recensione su questo sito

Il DVD di questo film (e anche quello degli altri due che ho citato) si trova in lingua originale e sottotitolato, anche sul mercato italiano.

 

 

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Ultimi commenti

  1. steno79
    di steno79

    Se ti è piaciuto così tanto sicuramente merita.. io purtroppo Todd Solondz non l'ho mai affrontato... ne ho letto tante segnalazioni positive soprattutto su Happiness ma mi manca la visione dei suoi film. Mi conforta il fatto che anche tu non lo hai definito cinico, perché mi pare che spesso gli è stata rivolta questa accusa. Ciao

    1. laulilla
      di laulilla

      Grazie, Stefano, per questo passaggio e per il commento. No, cinico non mi è sembrato, perché anzi, il film si segue con molta pena, essendo tutti i personaggi , quale più, quale meno, un impasto di contraddizioni laceranti che certamente non li rendono felici. Si segue però, anche con l'interesse scanzonato con cui si vedono i film cattivi e grotteschi come questo. Film da vedere, come gli altri di Solondz che cito, e gli altri che sono usciti, e che non sono mai arrivati qui. Le molte contraddittorie valutazioni sono del tutto lecite e non giustificano alcuna forma di censura, credo, perché siamo liberi in questa parte del pianeta. La libertà degli spettatori italiani, però non viene molto rispettata! :( ciao

    2. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Concordo pienamente sul tuo giudizio più che positivo. Un film che rende ancor più potente e riflessiva la visione davvero particolare del regista vivificata qui anche da un linguaggio maturo e innovativo. Se a prima vista potrebbe apparire solo un semplice film sull'aborto, poi diventa palese che non è solo questo e nemmeno un film che privilegia la sperimentazione fine a se stessa (l'utilizzo di ben 8 attrici/attori diversi per interpretare il personaggio di Aviva) ma un'opera che invita lo spettatore a una meditazione seria offrendogli differenti spunti di osservazione: se all'inizio la polemica sembra indirizzarsi verso la famiglia di origine troppo liberale, in un secondo momento vengono messi in piena luce sotto i riflettori anche le contraddizioni della famiglia conservatrice (pari patta, insomma perchè nulla e nessuno ne esce indenne). E' insomma una specie di amarissima fiaba in cui tutto, ma proprio tutto (pedofilia, religione , colore della pelle, malattia e handicap o la situazione americana post trauma dell'11 settembre) viene veicolato con lo straordinario apporto dell'ironia salace e politicamente scorretta di un Solonz più pessimista e sconsolato del solito. Se di cinismo dunque si potrebbe parlare anche questa volta (nemmeno io ne sono proprio certo che ci sia) io lo definirei un cinismo che fa trasparire però un profondo senso di pietà anche se espresso con la solita ferocia iconoclasta del regista.

    3. laulilla
      di laulilla

      Grazie di queste parole, Valerio, molto gradite, che faccio mie, sia perché integrano quello che ho scritto, sia perché rendono più salde le mie convinzioni circa questo film. Molte delle accuse di cinismo per questo o per altre pellicole (non solo di Solondz) derivano, secondo me, dall'umana e comprensibile ricerca del personaggio positivo, il che spesso impedisce la piena comprensione dei film, che andrebbero visti sempre con un po' di distacco, sempre secondo il mio non fondamentale parere. Ciao, Valerio! A presto.

  2. ezio
    di ezio

    infatti acquistai il dvd diverso tempo fa,un film che merita rispetto con un linguaggio assai innovativo,grazie Laulilla del tuo bel commento.

    1. laulilla
      di laulilla

      Ho visto che il film ti aveva deluso. Al tuo posto proverei a rivederlo, perché forse a una seconda visione potrebbe farti una diversa impressione. Grazie a te del passaggio e del commento!

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