Regia di Gero Zambuto vedi scheda film
Siamo intorno all’inizio del 1937 e mentre passeggiava per Roma, il regista Gero Zambuto nota al caffè Totò (che già aveva fatto teatro) e lo ingaggio per il suo nuovo film: Fermo con le mani! Il primo film del grande Totò.
Questo film è finito nel dimenticatoio, ecco perché lo inserisco nella categoria cinema invisibile
Un vagabondo trova finalmente lavoro presso un Istituto di Bellezza. Un giorno, essendo assente la massaggiatrice, si traveste da donna e la sostituisce operando su di una cliente. Ne segue uno scandalo che minaccia i rapporti tra la cliente stessa e l’amico di lei che, presente alla scena, non ha reagito con la dovuta energia. Il vagabondo acconsente, perché l’uomo possa riabilitarsi dinnanzi alla signora, a farsi schiaffeggiare in un pubblico locale dietro compenso pattuito. Ma la baruffa che ne consegue conduce i protagonisti in questura dove il vagabondo, nel dare le proprie generalità, apprende di essere da tempo ricercato come unico erede di un cospicuo patrimonio.
La pellicola è stata per pubblico e soprattutto critica un grande buco nell’acqua, ma resterà per sempre la prima pellicola che vede la presenza di Totò.
Il film ha delle grosse difficoltà, palesate soprattutto in fase di montaggio, ma certo è una pietra miliare del cinema italiano oramai dimenticato.
È chiaro che siamo a pochi anni dall’avvento del sonoro in Italia (1930), e molte scene sono solo con l’audio, ma ci sta e non ne risente il film
Perché questo film è da vedere? A parte il fatto che si può riscoprire uno spaccato d’Italia che non esiste più, si può anche scoprire un giovane Totò alla prima esperienza con il mondo del cinema, che elargisce una interpretazione un po’ acerba ma comunque di qualità.
In conclusione, vi lascio la recensione su questo film della rivista: “il bianco e il nero”. Una recensione a dir poco distruttiva, ma che ci fa capire come erano dirette le recensioni di una volta.
«Questo film non è americano ciononostante è bruttissimo. Ne prendano atto coloro che ci accusano di faziosità. Noi siamo irrimediabilmente faziosi verso tutti i film che rappresentano un attentato alla società artistica e morale del cinematografo».
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