Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
L'attecchimento degli anime e dei manga nipponici sulla cultura occidentale (in Italia divennero popolarissimi negli anni '80) è uno dei tanti segni inequivocabili del clima culturale da basso impero che la televisione ha decretato a partire da quell'epoca. Brutti, piatti, con movimenti per nulla fluidi, colori sgargianti, abuso di paranormale, manga e anime rappresentano la degenerazione del film d'animazione. Quando poi - come nel caso de Il castello errante di Howl - si vogliono mettere a durissima prova i nervi dello spettatore con due ore piene di durata, la misura è davvero colma.
La vicenda raccontata nel film del popolarissimo regista Miyazaki è quella di una ragazzina che - dopo avere involontariamente suscitato la gelosia di una strega per avere attirato l'attenzione del mago Howl - viene trasformata in una vecchia di 90 anni. In quelle condizioni si allontana da casa, prende servizio come domestica proprio da Howl (senza che questo la riconosca) e risale la china verso la riconquista della propria identità. Letargico e intollerabile.
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