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Il castello errante di Howl

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il castello errante di Howl

di axe
8 stelle

Una città di una qualche nazione dall'aspetto mitteleuropeo, in un momento storico che ha vaghe somiglianze con l'inizio del nostro XX Secolo, si prepara alla guerra; echeggia di canti patriottici, ed è pacificamente invasa da soldati amici. Ciò non sembra turbare la giovane Sophie, impegnata nel suo lavoro di cappellaia. Un fugace contatto con il mago Howl le attira l'antipatia della Strega delle Lande Desolate, la quale le lancia contro un incantesimo a causa del quale ella appare invecchiata fino ad apparire anziana. Sophie, pertanto, lascia la città e giunge, aiutata da Testa di Rapa, uno spaventapasseri animato, proprio presso il mago Howl, il quale vive nel suo "Castello Errante", una macchina magica che si muove su piedistalli meccanici ed è alimentata dalla potenza di Calcifer, il demone del fuoco, anch'egli vittima di una maledizione, che lo costringe a "lavorare" per Howl. Il demone propone a Sophie un patto, l'aiuterà a sciogliere il maleficio, se ella ricambierà "liberandolo" dagli obblighi verso il mago. Inizia così un'avventura in un mondo in subbuglio, la sorte del quale è intimamente legata a quella del mago Howl. Opera d'animazione del maestro Hayao Miyazaki, personalità di spicco dello Studio Ghibli, il quale dirige un'opera complessa, adatta a giovani e meno giovani. A dispetto dell'ambientazione, il "background" è tipicamente nipponico. Molti giochi di ruolo alla giapponese, per primi alcuni episodi di "Final Fantasy", hanno ambientazioni "occidentali", in cui convivono anacronismi e financo la magìa. Il mondo di Howl è sconvolto dai combattimenti  per un conflitto del quale s'ignorano cause e finalità. Le sequenze del film ne mostrano comunque solo le conseguenze sui civili, vittime di bombardamenti realizzati con fantastiche macchine volanti. Un rifugio dalla precarietà del contesto è offerto ai personaggi dal "Castello Errante". All'interno di questa casa su trampoli, costantemente in fuga o pronto alla fuga, si costituisce a poco a poco una piccola comunità che può essere definita famiglia. In seno ad essa, Sophie, la cui reale identità non è mai sconosciuta ad Howl, scopre che il mago è al di sopra delle fazioni in conflitto e, assunte le sembianze di un gigantesco volatile, s'impegna per limitare le devastazioni della guerra. Ogni metamorfosi rende, tuttavia, più difficile il ritorno ad una forma umana. La sofferenza di Howl, il suo destreggiarsi, il suo impegno, hanno dunque un preciso scopo. Ad esso se ne aggiunge un altro nel momento in cui inizia a provare un sentimento per Sophie, alla quale apre il suo cuore. Toccherà infine alla ragazza in sembianze di anziana aiutarlo nel compimento della sua missione, ed incidentalmente salvarlo, anche viaggiando nel tempo. Il film è realizzato unendo tecniche digitali alla manualità dei disegnatori; le "scenografie" hanno come unico limite la fantasia degli artisti, la quale crea un mondo ricco di ambientazioni verdeggianti o montane, con eleganti città, la cui tranquillità è interrotta dall'azione delle "aereonavi" da guerra. La presenza di questi elementi, nonchè dello stesso "Castello Errante" richiama suggestioni steampunk. Il trionfo del bene transita attraverso il superamento di alcune incognite, simbolo di una crescita interiore che interessa soprattutto il mago, di certo non un "cuor di leone". Abituato a fuggire, a nascondersi, ad apparire sotto mentite spoglie, nell'evoluzione del racconto è chiamato a confrontarsi in primis con sè stesso, per il nuovo ed intenso sentimento - l'amore per Sophie - che matura in lui. In ciò è possibile trovare similitudini con processi evolutivi descritti nei già citati giochi di ruolo alla giapponese. Molti personaggi sembrano coinvolti quasi casualmente in avventure più grandi di loro; successivamente, strappati al loro mondo ed alle loro abitudini, esposti a rischi estremi, chiamati al sacrificio, scoprono di esser molto più di importanti quanto essi credano; aghi della bilancia in un dato frangente dell'eterna lotta tra il bene ed il male. Il simbolismo usato dal regista è dunque notevole. Il racconto trae ispirazione da un romanzo della scrittrice britannica Diana Wynne Jones, e la creazione del contesto, a detta di alcuni, è stata influenzata dalle vicende del conflitto tra Iraq e coalizione a guida statunitense, in corso durante la realizzazione dell'opera. L'animazione non è il mio genere preferito; tuttavia, ho molto apprezzato il lavoro di Miyazaki. I buoni sentimenti non sono banalizzati, bensì esaltati, in una messa in scena attenta al dettaglio, che ne prevede il trionfo quale conseguenza della crescita e del superamento di limiti, e porta al ricomporsi di un equilibrio ed un'armonia quasi primigènia.

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