Regia di Mike Leigh vedi scheda film
In questo film, premiato a Venezia col Leone d’Oro, Mike Leigh resta fedele alla poetica già sperimentata in molte opere precedenti fra cui “Segreti e bugie”: una cronaca minuziosamente realista di un ambiente proletario inglese, qui trapiantata nella Londra degli anni Cinquanta, segnata dalla vicenda “segreta” e “scandalosa” di una donna che procura aborti clandestini a ragazze povere che non potrebbero provvedere in altri modi. Il film è asciutto, rigoroso, di impianto corale che valorizza adeguatamente un ottimo cast, in cui spicca comunque la sofferta interpretazione di Imelda Staunton, meritatamente premiata con la Coppa Volpi. Tra le diverse vicende, ho trovato abbastanza toccante la storia della figlia di Vera, una ragazza “con problemi” che alla fine trova anche lei una sistemazione matrimoniale con un sempliciotto che la chiede in sposa (come dire che, accontentandosi un pochino, ognuno può soddisfare la propria legittima necessità di essere amato). Nella vicenda principale legata al tema dell’aborto, ho apprezzato soprattutto il fatto che Leigh non prende posizione, non si schiera su tesi precostituite ma lascia libero lo spettatore di decidere per proprio conto cosa è giusto e cosa è sbagliato. Tuttavia, nella parte finale del processo e del carcere ho avvertito un certo calo nella pellicola, dovuto ad un’impressione di eccessiva staticità o monotonia; nel complesso resta un dramma efficace, che stimola un’attenta riflessione su un tema spinoso e ancor oggi attualissimo, nonostante il quadro legislativo sia nel frattempo radicalmente cambiato.
Voto 8/10
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