Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Psicosi post 11 settembre e tendenze terzomondiste in un'America che contraddice ampiamente l'assunto del titolo. Per una volta Wenders racconta l'America senza indulgere a vezzi pseudo autoriali, ad immagini dilatate e dialoghi rarefatti, affidandosi ad una ragazza di saldi principi religiosi e soprattutto umanitari e ad uno zio, già reduce del Vietnam e poi segnato nel profondo dagli attentati alle Torri Gemelle.
Il film regge e sembra anche riallacciarsi all'ormai lontano Alice nelle città, uno dei primi e migliori film del regista tedesco. Solo che oramai la terra dell'abbondanza sembra essere rimasta quasi priva di umanità, per cui spetterà a questa stramba coppia compiere un gesto simbolico, dando sepoltura a un povero profugo pakistano, prima ingiustamente sospettato di attività terroristica e poi vittima del gesto criminale di alcuni balordi.
Quando Wenders riesce a scrollarsi di dosso qualsiasi sospetto di spocchia registica, allora ci si può trovare di fronte a film di discreto spessore come questo, che sono anche sensate riflessioni sulla nostra epoca e sugli uomini che la popolano.
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