Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Tutto sommato riuscita questa ennesima incursione di Wenders nell’immaginario a stelle e strisce. Solo che questa volta, alla consueta mitologia di highways e loners, si sovrappone la realtà. Quella abominevole degli homeless di downtown L.A.; quella allucinante di un reduce dal Vietnam ossessionato dalla minaccia di un possibile nuovo attentato terroristico; quella solidale di un’America autenticamente cristiana. Ci sono tutti i topos prediletti dall’Autore tedesco: dal tema del viaggio a quello della riproduzione della realtà, all’intreccio fra l’estetica del road-movie e quella del thriller investigativo. Ma rispetto ai precedenti Wenders, qui c’è una maggior concretezza, una maggior aderenza a quello che è lo stato delle cose negli States del 2000. Il ritmo è sempre decontratto e contemplativo, ma questa volta non c’è posto per evasioni filosofeggianti e la malinconia si tinge di dolore e di dramma. Wenders abbandona qui gli intellettualismi che avevano in passato guastato alcune sue opere e si sobbarca compassionevolmente il peso del post 11 Settembre. Memorabile la performance di John Diehl.
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