Regia di François Ozon vedi scheda film
Storia del matrimonio fra Gilles e Marion raccontata a ritroso, in cinque capitoli intervallati da una colonna sonora pop anni ’60 (Bobby Solo, Wilma Goich, Luigi Tenco, Nico Fidenco): la sentenza di divorzio, il tradimento, la nascita di un bambino, la cerimonia nuziale, l’incontro in un villaggio turistico. A differenza di quanto la trama può far pensare, non è solo un esercizio di stile (l’allusione a Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes nel sottotitolo italiano mi sembra pretestuosa): assistere per prima cosa all’esito fallimentare di un’unione serve a guardarne con occhio disincantato anche l’inizio. Del resto le sue basi appaiono minate fin da subito: la surreale prima notte di nozze, con lui che si addormenta e lei che va con uno sconosciuto, e l’assenza ingiustificata di lui al parto di lei. Entrambi hanno avuto altre relazioni prima e ne avranno dopo: cosicché il loro matrimonio è solo un episodio fra tanti, una parentesi di relativa stabilità ma destinata a chiudersi. Ne emerge una sfiducia generalizzata verso la stessa possibilità della monogamia in un mondo complesso come quello attuale; e non ci si può consolare neanche con l’esempio dei genitori di lei, che non si sopportano più e stanno ancora insieme solo per inerzia.
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