Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Una cruda ed impietosa discesa agli inferi di un gruppo di ragazze estoni, catapultate verso bordelli d'Israele e della Palestina. Gitai getta anche lo spettatore nel mezzo del cammin di questo viaggio notturno, umido e ombroso in un universo opprimente come le più cupe poesie di Baudelaire, un universo nel quale paradossalemnte soltanto un atto di infinita violenza può costituire una via di fuga. A metà film si insinua quasi il sospetto che il regista tenti la strada dell'esibizione compiaciuta delle sue ragazze, ma Gitai lo spazza via con la forza delle proprie immagini, come le braccia degli scagnozzi della tenutaria del bordello. Proprio il discorso di quest'ultima (Hanna Schygulla) a una delle ragazze costituisce la parte più debole del film, che tuttavia ha la forza di un salutare schiaffo che tende a svegliare le coscienze.
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