Regia di Amos Gitai vedi scheda film
La Terra Promessa d'Israle non è quella dell'esodo del popolo ebraico di Mosè, ma è uno dei tanti bordelli a cui sono destinate tante ragazze trattate come merce, come bestiame da selezionare, da vendere e dunque da comprare. E' un Gitai incazzato, nudo, crudo come non si era mai visto. Telecamera quasi sempre a spalla, uso per lo più di campi strettissimi, ritmo frenetico, tutto in stile "cinema diretto", o meglio per usare un linguaggio meno specialistico e....più "diretto", stile "real-tv" o reportage. Solo alla fine la cinepresa mostra qualche campo medio, ci fa vedere "il contorno", l'off fuori dalle pareti e dall'ambiente umido e freddo dei bordelli, "grazie" ad un attentato che segna la possibile via di fuga, di speranza e libertà per le povere prigioniere del sesso.
Davvero un'opera che non può lasciare indifferente lo spettatore, grazie alla regia iperrealista di questo regista che non esita a raccontare per immagini i contrasti della società di cui fa parte e ahimè di cui facciamo parte.
La desolazione che circonda questo film è ben resa anche dalla fotografia in cui l'oscurità, i colori freddi rendono il tutto più tetro, mortifero, aggiacciante....
Opera pedagogica!
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