Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Sono in pieno accordo con quanto dice Caprara, e cioe' che Amos Gitai, è uno di quegli autori nati con la camicia: i festival di tutto il mondo selezionano avidamente le sue opere, senza darsi mai la pena di verificare se per una volta non gli siano riuscite malamente. Ed è questo il caso: le intenzioni sono buone, ma il film pur avendo la pretesa stilistica pseudodocumentarita sfocia nel sensazionalismo pruriginoso (come nei classici di serie B sulla tratta delle bianche) a volte davvero di pessimo gusto e di mancato rispetto verso chi purtroppo deve, e' costretta a fare certe cose (sappiamo benissimo cosa sono costrette a fare le prostitute, non era il caso di mostrare in ogni minimo particolare l'autista palestinese che scende e costringe una delle donne trasportate verso il bordello a fargli un servizietto genito/orale. E poi l'epilogo e' di un patetico e di un buonista insopportabile. Ancora una volta come negli ultimi film che trattano questo tema ho visto tanto compiacimento e molto pressapochismo.
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