Un gruppo di donne dell'Europa dell'Est si scalda intorno a un fuoco in una fredda notte nel deserto del Sinai: di lì a qualche ora entreranno in Israele dove verranno vendute all'asta da Anna, trafficante di schiave bianche. L'arrivo inaspettato di Rose, una turista, rappresenta per le vittime l'unica speranza di salvezza da un destino a cui non possono ribellarsi...
Note
L'assunto didascalico del film è supportato da un impatto visivo che non lascia scampo e maneggia con sorprendente riserbo una materia incandescente. La sequenza finale dell'attentato allude alla possibilità che dal caos possano nascere libertà e speranza: sarà pure sopra le righe, ma è magnifica.
Un pugno nello stomaco: donne ridotte in schiavitù, una terra martoriata in cui, paradossalmente, anche da un'attentato sanguinario può arrivare la libertà.
Le donne trattate letteralmente come bestie. Vendute all'asta, maneggiate, spogliate, esposte, prese in braccio per essere mostrate. Esseri umani ridotti a merce, materiale di scambio, variabili dipendenti del teorema microeconomico globale. A Gitai esce bene questa rappresentazione di un'economia in cui sesso e denaro sono gli unici fattori utili, mentre uomini e donne non… leggi tutto
Ormai è chiaro: per Amos Gitai, l'aderenza alla realtà assume il carattere di un vizio. Principale sintomo ne è il presenzialismo del cineoperatore, a cui importa più di "esserci" e di "star nel mezzo" che di effettuare riprese dignitose. Questa (voluta) mancanza di controllo della macchina da presa dà vita ad un realismo molle, più che delicato, che, per mostrare l'insensatezza della… leggi tutto
Sono in pieno accordo con quanto dice Caprara, e cioe' che Amos Gitai, è uno di quegli autori nati con la camicia: i festival di tutto il mondo selezionano avidamente le sue opere, senza darsi mai la pena di verificare se per una volta non gli siano riuscite malamente. Ed è questo il caso: le intenzioni sono buone, ma il film pur avendo la pretesa stilistica pseudodocumentarita sfocia nel… leggi tutto
Sei giovani donne provenienti dalla Lituania attraversano il deserto scortate da un gruppo di beduini. Nottetempo avviene il primo stupro. Le ragazze sono in cerca di lavoro e anche se non si fanno grosse illusioni su quanto verrà loro offerto, scopriranno ben presto che la realtà è peggiore dei loro peggiori presagi. Al confine con Israele vengono vendute come animali al…
Una cruda ed impietosa discesa agli inferi di un gruppo di ragazze estoni, catapultate verso bordelli d'Israele e della Palestina. Gitai getta anche lo spettatore nel mezzo del cammin di questo viaggio notturno, umido e ombroso in un universo opprimente come le più cupe poesie di Baudelaire, un universo nel quale paradossalemnte soltanto un atto di infinita violenza può costituire una via di…
Le donne trattate letteralmente come bestie. Vendute all'asta, maneggiate, spogliate, esposte, prese in braccio per essere mostrate. Esseri umani ridotti a merce, materiale di scambio, variabili dipendenti del teorema microeconomico globale. A Gitai esce bene questa rappresentazione di un'economia in cui sesso e denaro sono gli unici fattori utili, mentre uomini e donne non…
Si racconta una storia di diverse donne russe che vengono trafficate in Egitto e da lì, attraverso la striscia di Gaza, in Israele. Lo stile è semi-documentario di una squallida realtà.Quello che più può interessare di quest'opera è leggere negli occhi delle ragazze la loro angoscia,e i dialoghi fra di loro.Gli uomini che vanno con le prostitute…
Niente eufemismi pietosi. Per identificare la professione più antica del mondo - quella che forse vanta anche il maggior numero di appellativi (volgari e non) - meglio andare dritti. Lo ha fatto Ken Russel, non…
Ho letto velocemente nei giorni scorsi una plylist in cui si volevano pensionare tra gli altri Manoel DE OLIVEIRA e Clint Eastwood. Quasi ne faccio una per dire il contrario! Perchè non è vero che il…
Naturalmente sono i film che ricordo, e che mi sono molto piaciuti. Alla base c'è una riflessione generale sul concetto di nemico e di scontro e sul tentativo necessario di iniziare un dialogo.
film che sembra quasi in presa diretta,storie purtroppo reali che si vivono in quelle zone e in se' un 'opera molto cruda e dal sapore amaro,ma ben impostata in cabina di regia.voto.8.
film che sembra quasi in presa diretta,storie purtroppo reali che si vivono in quelle zone e in se' un 'opera molto cruda e dal sapore amaro,ma ben impostata in cabina di regia.voto.8.
Ormai è chiaro: per Amos Gitai, l'aderenza alla realtà assume il carattere di un vizio. Principale sintomo ne è il presenzialismo del cineoperatore, a cui importa più di "esserci" e di "star nel mezzo" che di effettuare riprese dignitose. Questa (voluta) mancanza di controllo della macchina da presa dà vita ad un realismo molle, più che delicato, che, per mostrare l'insensatezza della…
Ricerca della felicità individuale, fughe da realtà invivibili, esodi di massa in presenza di circostanze drammatiche. L'uomo si mette in movimento, spesso con dolore a volte con gioia e speranza, e lascia la sua…
La Terra Promessa d'Israle non è quella dell'esodo del popolo ebraico di Mosè, ma è uno dei tanti bordelli a cui sono destinate tante ragazze trattate come merce, come bestiame da selezionare, da vendere e dunque da comprare. E' un Gitai incazzato, nudo, crudo come non si era mai visto. Telecamera quasi sempre a spalla, uso per lo più di campi strettissimi, ritmo frenetico, tutto in stile…
lascio stare il discorso politico perche' altrimenti nn se ne esce piu'. anche se anche in questo film, per l'ennesima volta, il regista nn trascura di inserire l'attentatino nel gran finale, che nn guasta mai...tra l'altro in modo, come sempre, senza senso.
a parte questo, che cmq puo' dare molto fastidio, il film e' buono secondo me, alcune bellissime inquadrature, le prime scene nel deserto…
TOLEDAD---Eva Loventhal nel suo “Eva e le altre” mette in evidenza come la parola storia in ebraico, “toledad”, sia femminile plurale e significhi generazioni: la donna dunque è colei che fa nascere il presente, mentre l’uomo è colui che dà il nome alle cose. E in “Hotel promised land” di Amos Gitai il riferimento implicito alla tradizione culturale…
Sono in pieno accordo con quanto dice Caprara, e cioe' che Amos Gitai, è uno di quegli autori nati con la camicia: i festival di tutto il mondo selezionano avidamente le sue opere, senza darsi mai la pena di verificare se per una volta non gli siano riuscite malamente. Ed è questo il caso: le intenzioni sono buone, ma il film pur avendo la pretesa stilistica pseudodocumentarita sfocia nel…
Il film di Amos Gitai è un'incursione nel mondo dello sfruttamento della prostituzione, girato con stile documentaristico, sempre in bilico tra narrazione classica e reportage. La sofferenza e l'umiliazione a cui queste donne sono sottoposte traspare chiaramente dai fotogrammi della pellicola. Emblematica, in questo senso, la scena in cui le donne vengono vendute all'asta nel deserto, come se…
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Commenti (3) vedi tutti
2 palle.
commento di orlandorimbaudUn pugno nello stomaco: donne ridotte in schiavitù, una terra martoriata in cui, paradossalmente, anche da un'attentato sanguinario può arrivare la libertà.
commento di HarryLimeBellissimo film drammatico, un aumentare di paura per le povere ragazza che sfocia nel bellissimo finale pieno di speranza e di liberà Accativante!
commento di faromagico