Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
Avete presente le rotaie della ferrovia che in lontananza sembrano riunirsi per poi accorgersi che era soltanto un’illusione ottica? E’ quello che accade osservando le vite della “Regina” Nora e del “Re” Ismael, due esistenze agli antipodi che in realtà hanno percorsi e destini in comune che si intrecciano ed allontano in rapide e veloci ellissi. Nora (l’intensità, generosità e luce di un viso come quello di Emmanuelle Sulle mie labbra Devos) deve affrontare l’agonia di suo padre ed i dolorosi ricordi di una vita passata che come fantasmi la visitano silenziosamente facendola precipitare in un vortice di solitudine e sconforto. Ismael (l’energia, la carica umana e vis malincomica del da noi sconosciuto Mathieu Amalric) finisce invece ricoverato per errore in un ospedale psichiatrico: momento catartico per reagire addirittura con gioia ai propri fallimenti ed ai tradimenti subiti. Queste due storie si intrecciano a metà del film “Il Re e la Regina” allorché Nora va a far visita ad Ismael per chiedere di adottare suo figlio così scoprendo che i due sono stati amanti. Il regista Arnaud Desplechin (“La Sentinelle”) si fa partecipe ed accorato cantore di questi percorsi di vita tra flashback, incursioni nel presente ed in un futuro prossimo che tra il melodrammatico, il comico ed il tragico si tramutano in poetici e sospesi capitoli di vita. E se la struttura narrativa, la costruzione dei caratteri (principali e non), il mood emozionale a tratti possono apparire sopra le righe e pericolosamente fragili, alla fine si rimane però soavemente conquistati dalla leggerezza e sospensione di “tocco che fanno delle storie de “Il Re e la Regina” l’etereo riflesso di vite comuni, sorprendenti e vitali che ci laureano felicemente “re e regine” dei nostri perigliosi destini.
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