Regia di Frank G. Carrol (Gianfranco Baldanello) vedi scheda film
Nel Messico di metà Ottocento, dominato da Massimiliano d'Asburgo, la morte di don Herrera lascia sconvolte molte persone, fra le quali una decide di intervenire per vendicare l'amico e punire i colpevoli: è il figlio di Zorro.
Frank G. Carroll, che oltre a occuparsi della regia risulta qui anche sceneggiatore in team con Guido Zurli e Arpad DeRiso, è in realtà Gianfranco Baldanello, mestierante attivo nel cinema di genere nostrano nel suo periodo di maggior espansione e poi di inizio del declino, ovvero fra la metà degli anni Sessanta e la fine del decennio seguente. Il figlio di Zorro, che è situato perciò a metà della sua filmografia, è un'operina a basso costo che punta tutto sul ritmo e sulla simpatia, cercando in sostanza di intrattenere e di divertire un pubblico abituato ad accontentarsi con poco; i mezzi sono scarsi e le idee non eccelse, ma l'artigianato di bassa fascia in quel periodo era ancora capace di produrre lavori sufficientemente accurati. Fra gli attori spiccano i nomi di svariati validissimi caratteristi e altre seconde linee: Fernando Sancho, Alberto Dell'Acqua, la spagnola Elisa Ramirez (come si sarà già intuito, trattasi di una coproduzione italo-iberica), i fratelli Andrea e Franco Fantasia, George Wang, Dada Gallotti. Un po' avventurosa e un po' western come i film di Zorro impongono, questa pellicola ha quantomeno il pregio di essere onesta: non nutre grandi ambizioni e non cerca di strafare. Fotografia di Franco Delli Colli, musiche di Marcello Gigante: compitini ben svolti. 3/10.
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