Regia di Katsuhiro Otomo vedi scheda film
Steamboy è un film d'animazione giapponese del 2004; ideato, scritto (insieme ad Sadayuki Murai) e diretto da Katsuhiro Otomo.
Il film è prodotto da Bandai Visul e Sunrise.
Sinossi: Ray Steam è un piccolo genio della meccanica, appartenente ad una nota famiglia di scienziati ed infatti padre e nonno lavorano in America nella prestigiosa Ohara Foundation, molto attiva nel settore della costruzioni di armamenti bellici.
Un giorno il giovane Ray riceve una strana sfera, speditagli dal nonno con un messaggio criptico "non dare la palla a nessuno soprattutto ai membri della Ohara". Il ragazzo astuto e adulatore nei confronti dell'anziano parente, eseguirà l'ordine e scoprirà che in realtà la sfera è una sorta di contenitore di vapore compresso in grado di generare una quantità di energia incalcolabile; oggetto ambito dalla società americana, e non solo, in quanto utile allla costruzione armi devastanti...
Otomo è una di quelle personalità che non ha certo bisogno di presentazione, genio assoluto dell'animazione giapponese che nell'ormai lontano 1988 con il capolavoro biblico Akira mostrò al mondo intero la potenza espressiva del mezzo animato, assolutamente non inferiore al cinema "live action".
Dopo quel film epocale sono passati la bellezza di sedici anni per vedere nuovamente un lungometraggio del portento Otomo, nonostante il regista sia sempre stato al centro dell'animazione giapponese in varie vesti, dalla sceneggiatura (Metropolis) alla produzione (Spriggan) fino ad arrivare alla regia di corti di Omnibus collettivi come Memories o Neo Tokyo.
Prima ancora di iniziare l'analisi è opportuno riportare l'incredibile interesse ed entusiasmo intorno all'annuncio di questo progetto con le aspettative del pubblico che crescevano giorno dopo giorno ed in un certo senso Otomo lo sapeva benissimo, difatti non si è risparmiato realizzando un film ambizioso ma non del tutto capito e apprezzato da pubblico e critica in quanto probabilmente ingannati dal forte impianto action tuttavia come vedremo la scelta di Otomo è in linea con il suo pensiaro autoriale dove accanto ad uno spettacolo sfrenato si snonado una serie sui tematiche serissime, da sempre analizzate dal cineasta.
Se Mamoru Oshi è il filosofo dell'anime, Katsuhiro Otomo è sicuramente il politico del gruppo e lo si intuisce chiaramente dalle prime sequenze del film che ci mostrano un topos otomiano celeberrimo ossia un'esplosione causata da un comportamento scellerato dell'uomo; nella scena in esame ambientata in uno stabilimento in Alaska, un anziano scienziato (il nonno del protagonista) si trova nel pieno di un esperimento scientifico tuttavia le cose non stanno procedendo come da programma e l'incombere di un disastro è dietro l'angolo. Lo scienziato nonostante gli avvertimenti del figlio (suo fidato collaboratore) continua imperterrito con disastrose coseguenze, causando lo scoppio di valvole piene zeppe di vapore compresso ad altissima densità.
In seguito il soggetto si pentirà di quella scelta sciagurata, comprendendo come l'uomo non sia in grado di controllare totalmente la natura ma ogni azione ha una conseguenza sia nel privato sia nella sfera pubblico/sociale.
Poco dopo Otomo cambia completamente scenario collocando il tutto in un'Inghilterra vittoria ucronioca, alla viglia della prima Esposizione Universale; dunque un paese in fermento che incomincia ad essere fortemente industrializzato con un numero clamoroso di fabbriche e stabilimenti.
Il tutto può essere letto come un richiamo al Giappone dei primi anni Sessanta (periodo vissuto in prima persona dall'autore) impegnato nell'organizzazione delle prime olimpiadi in Asia (Tokyo 1964) e la presa di posizione del regista non è certamente positivo poichè un'elevato sviluppo urbanistico comporta sempre dei sacrifici immensi per le classi più abbiette; nel film attraverso una breve sequenza ambientata in fabbrica Otomo rappresenta un classico capitalista dedito solo al guadagno, senza preoccuparsi minimamente delle condizioni dei suoi sottoposti che rischiano la vita per pochi spiccioli.
A livello politico ritroviamo inoltre l'attacco del regista verso gli americani (ad esempio molto forte in Spriggan), considerati un popolo bellico dedito solo al Dio denaro, tuttavia il regista opta per uno sguardo estremamente nichilista inglobando nella sua critica tutto il mondo (pensiamo ai rappresentati dei vari paesi che assistono alla potenza bellica del gruppo Ohara).
Un altro elemento cardine del film è il rapporto uomo-tecnologia.Iil regista si serve di questa tematica con l'obiettivo di proporre un ulteriore parallelismo ossia la duplice relazione padre-figlio distinta da continui ribaltamenti di fronte a livello ideologico (certo si poteva approfondire maggiormente la psiche dei protagonisti).
Steamboy si contraddistingue anche per una messa in scena sontuosa dove disegni tradizionali (180000) e scene realizzate in 3d digitalmente (circa 400) si amalgamano alla perfezione, creando un universo in parte realistico di matrice pittorica oleografica (ricordo che il film alla sua uscità stabilì il record di essere l'anime cinematografico più costoso di sempre) con delle architetture che presentano una cura del dettaglio clamorosa.
Fantastica anhe la regia con l'autore che propone un metodo particolare. Inizialmete troveremo scelte tecniche estremamete complesse (tipiche di Otomo, pensiamo al piano sequenza di Cannon Fodder) con movimenti di macchina articolati, lunghe carrellate verticali o dissolveze che si intrecciano con elementi scenici (dal vapore alle goccie d'acque).
Man mano che il film procede questa tecnica elegante e tortuosa viene sacrificata a favore di un assetto totalmente action con svariare esplosioni ed inseguimenti cinetici ma senza rinunciare ad una regia studiata poichè tutto per quanto sia dinamico risulta chiaro e leggibile; ricordiamoci come lo stesso Otomo abbia più volte affermato che «l'animazione è arte del movimento».
Del film inolte rimarrete sedotti dal mecha-design dei vari mezzi ed armamenti bellici, uno stile steampunk grottesco ed originale con una serie di rimandi di alta classe. La torre del gruppo Ohara che si trasforma in una sorta di astonave rievoca la fortezza mobile dell'impero Zaibach de I Cieli di Escaflowne serie cardine della Sunrine di metà anni Novanta (periodo della NAS: nuova animazione seriale) diretta da Kazui Akane ed ideata dal genio di Shoji Kawamori. Infine rimanedo sempre in tema Sunrine, nel finale il protagonista dovrà affrontare una sorta di gigantesca gru pilotata da uno scagnozzo del gruppo Ohara, e tale mezzo presenta le fattezze di un robot pilotabile (Gundam, anche se il mecha-design è totalmente differente).
Ritorno in grande stile di un maestro assoluto dell'animazione, clamorosamente snobbato da pubblico e critica.
Vero e proprio blockbuster d'autore.
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