Regia di Katsuhiro Otomo vedi scheda film
Inconsueto prodotto di animazione, che presenta l'utilizzo industriale del vapore a metà del secolo XIX come primo esempio di progresso tecnologico pericoloso, che rende le macchine ingovernabili e potenzialmente micidiali. Le scenografie sono suggestive ed accurate, i disegni e le animazioni sono tecnicamente efficaci anche se imperfetti; il tratto ed i movimenti sono quelli tipici dei cartoni giapponesi.
Buono il contenuto della prima parte. Nella figura di un enfant prodige inglese, piccolo genio della meccanica, è racchiuso il lato solare, pulito e speranzoso di un'epoca cupa, caratterizzata dai fumi delle ciminiere e dagli inquietanti recessi dell'ambiente metropolitano. La sua ingenua, ma sagace creatività fa da contraltare alla bramosia dell'uomo, accelerata e potenziata dall'uso dei nuovi mezzi. L'azione si svolge in un pot-pourri di invenzioni e scoperte ottocentesche, usate a fin di bene e a fin di male, tra sogno umanitario ed incubo bellico, in mezzo a un furioso macinio di caldaie ed ingranaggi, in un gigantesco caleidoscopio a base di ferro e gas. L'esposizione mondiale di Londra del 1851 è il palcoscenico di una grandiosità ambigua, che ha l'aspetto severo e quasi minaccioso delle imponenti costruzioni metalliche: ha una doppia faccia, al pari della scienza, che, una volta consegnata al mondo, non si sa mai da chi e con quali scopi verrà applicata.
Nel secondo tempo, purtroppo, la superficialità si scatena. Il lodevole intento didattico è vanificato dalla presenza di anacronismi in un contesto storico reale, e dalla forzata mescolanza di verità e finzione: vengono enunciati corretti principi di ottica geometrica (che non sono, per altro, una novità di quel periodo, perché noti fin dall'Antica Grecia), accanto a fortezze volanti, aero-scooter a reazione e robot guerrieri in armature medievali, mentre l'ingegnere Robert Stephenson è coevo di un uomo bionico con protesi cranio-facciale e braccio artificiale perfettamente funzionante. Le storture e discrasie sono troppo grossolane per essere giustificate dal carattere romanzesco dell'opera. Il racconto, intanto, si fa delirante, eccessivo, violento fino alla catastrofe, proponendo uno scenario da fantapolitica dozzinale, del tutto stonato ed inopportuno in un film apparentemente destinato ai giovanissimi. Ed è comunque increscioso il fatto che l'equilibrato quadro allegorico della parte iniziale rimanga in seguito stritolato dalla pesantezza e dalla disarmonia di trovate inutilmente spettacolari, culminanti in un assurdo "day after" glaciale nel cuore della Londra vittoriana. Un epilogo inverosimile per gli adulti, incomprensibile per i bambini.
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