Regia di Spike Lee vedi scheda film
Parte come la storia di un “financial gate” (Frank Wills, l’agente che denunciò il Watergate, è una delle ossessioni del protagonista, dirigente di una società farmaceutica licenziato dopo aver scoperto gli imbrogli dei suoi capi), prosegue come una bizzarra commedia sexy-etnica (rimasto senza lavoro, Jack si guadagna da vivere mettendo incinte le lesbiche che vogliono un figlio), si conclude riallacciando alla meglio le fila della storia e della vita di Jack e facendogli scoprire i valori di un’eccentrica e “democratica” famiglia allargata. Spike Lee, dopo la sofferta intensità di La 25a ora, si concede una pausa con le avventure tragicomiche di questo alter ego (Anthony Mackie), nero in un mondo per lo più di bianchi, solitario tra “famiglie” di varia natura (quella impettita dei suoi capi truffatori, quella folclorica del boss italo-americano John Turturro, quella della sua ex moglie e della sua nuova compagna), maschio tra tante femmine diverse. Lei mi odia, come ha detto Spike Lee, parla di sesso, soldi e politica; è «una miscela di volubilità», oltre che, come sempre, delle razze diverse che formano la popolazione variegata di New York. Ma non ha né la leggerezza tagliente delle commedie migliori di Lee, né la durezza dei suoi drammi. Scorre, con grazia, e non lascia segni.
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