Regia di Spike Lee vedi scheda film
Spike Lee non è incoerente. Ha coraggio. Sicuramente con una verve e una passione un po’ incontrollata ci mette dentro di tutto, in “Lei mi odia”. Dalle magagne delle multinazionali della salute, alla consueta discriminazione razziale, dalle famiglie allargate alla fecondazione assistita, e ci infila dentro pure il Watergate e un uomo con diabete grave (padre di una famiglia i cui rapporti sono consumati). Ci mette dentro tanta carne, in questo fuoco, sicuramente più modesto de “La 25ma ora”. Ma il regista è evidentemente la stessa persona. I generi si mescolano, a volte anche in modo brusco, ma il tema da trattare non era nessuno in particolare fra quelli citati. Ma TUTTI INSIEME. Il tema è l’America delle contraddizioni, dell’etica barattata con il successo, della democrazia fraintesa con il conto in banca, delle discriminazioni mai sopite, nascoste sotto un tappeto… È quello che lo stesso Michael Moore va dicendo da qualche film a questa parte. È quello che dicono gli artisti dissidenti, fra i quali Lee spicca per una scelta radicale: la finzione, il paradosso (ma mica tanto…). Probabilmente non arriverà a molti americani il senso/messaggio di questo film. Ma è da apprezzare comunque. A livello di script, il film “osa” intrecci e cambi di tono, e pluralità delle tematiche, che potrebbero in nuce contenere un nuovo modo di narrare “impegnato”: quello per affreschi, per sensazioni che provocano insieme dissenso. A volte è paradossale, troppo probabilmente. E l’happy end non convince. Ma scatena domande, non dà sempre risposte. E tanto basta. Varrebbe la pena vederlo anche solo per il grande Turturro-Padrino…
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