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La damigella d'onore

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su La damigella d'onore

di riverworld
6 stelle

Il "buio DELLA mente" ha sempre affascinato Claude Chabrol fin dagli esordi della sua carriera registica.

La sua filmografia è piena di uomini e donne la cui natura li spinge a stroncare vite umane, per pulsioni quasi incontrollabili, pura malvagità, interessi economici e/o personali (raramente questioni di cuore). "Donne facili", "Landru", "Il tagliagole", "Una morte di troppo", "Il colore della menzogna", "Grazie per la cioccolata" sono solo alcuni notissimi esempi della propensione noir di Chabrol.
Talvolta però sono menti ottenebrate e psicotiche a sedurre il regista, e non è un caso che "Il buio nella mente" e questo "La damigella d'onore" siano tratti da due romanzi entrambi scritti dalla penna di Ruth Rendell.

Ma se ne "Il buio nella mente" la sceneggiatura è solidissima e si serve e gestisce le due menti deviate di Sophie e Jeanne, le "immense" Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert, per trascinare lo spettatore in un gorgo di distruzione totale in cui non si salva nulla e nessuno, in "La damigella d'onore" è la psicotica e mitomane Senta (la brava Laura Smet) il fulcro pressochè unico della narrazione.

Ma attorno a Senta il contorno è scarno e Chabrol appoggia quasi tutto sulla psicosi di Senta, la cui patologia spesso troppo ostentata serve quasi da riempitivo dei vuoti e delle stanchezze narrative.

Così alla fine Senta e la sua mente deviata non compensano la "solita" descrizione molto Chabroliana della borghesia francese, qui più vuota ed appannata che contorta o perversa.

Un film certamente vedibile ma in cui traspare un po' di stanchezza di quello che comunque resta un grandissimo maestro.

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