Regia di Antonietta De Lillo vedi scheda film
Un bel film storico, tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano, distribuito in Italia in poche copie nel 2005 e successivamente riproposto.
La regista Antonietta De Lillo ricostruisce le vicende di una donna, Eleonora Fonseca Pimentel, protagonista eminente della rivoluzione giacobina a Napoli del 1799.
Eleonora era nata a Roma nel 1752, da nobile famiglia portoghese, aveva, studiato, scritto poesie e frequentato a Napoli, dove la famiglia si era trasferita poco dopo la sua nascita, i salotti illuministi, che in un primo momento erano stati visti con simpatia anche da Carolina d’Asburgo-Lorena, cioè dalla consorte del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone.
Dopo la caduta della monarchia in Francia, però, gli ambienti illuministi partenopei cominciarono a essere visti con sospetto a corte e gli intellettuali che li frequentavano furono tenuti d’occhio.
Eleonora fu incarcerata nel 1798, liberata dai “lazzari” napoletani nel 1799.
Dopo la fuga a Palermo di Ferdinando IV, fu tra i fondatori della Repubblica napoletana, ispirata, nei suoi principi, alle repubbliche sorelle del biennio giacobino (1797- 1799) che fiancheggiavano la conquista della nostra penisola da parte delle truppe francesi, col loro carico di ideali rivoluzionari.
La Repubblica, dichiarata il 23 gennaio 1799, con l’appoggio dell’esercito francese fu guidata da anche da Eleonora insieme a un gruppo di eminenti intellettuali di grande cultura che cercarono di imprimere una svolta alla storia della città, facendo leva sugli ideali repubblicani che vorrebbero cittadini coscienti e non sudditi obbedienti e proni alla volontà dei re.
Quanto ci fosse di dottrinario e di astrattamente lontano dai bisogni della popolazione in questo tentativo fu in seguito analizzato dallo storico Vincenzo Cuoco nel suo celere Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, ma gli errori, anche ingenui, non riescono a offuscare né la generosa volontà di riscatto, fra mille difficoltà, della condizione di un Sud subalterno da troppi secoli all’ ottusa monarchia borbonica, né il rimpianto per essere stata sterminata o dispersa, dopo il fallimento della rivoluzione, la meglio gioventù locale.
Dal giugno del 1799 al settembre del 1800 furono, infatti, messi a morte 124 giacobini, fra i quali anche Eleonora Fonseca Pimentel, ma la repressione antigiacobina non si limitò a questo: su circa 8000 prigionieri, quasi un migliaio furono quelli che subirono l’ergastolo, la deportazione, l’esilio o pene minori.
Determinante fu, per la restaurazione della monarchia borbonica, l’insurrezione dei Sanfedisti, reclutati in Calabria in nome della Santa Fede, fra i contadini ignoranti, dal cardinale Ruffo, che accompagnò il rientro del sovrano. Questo quadro storico viene evocato nel film, che tratteggiando a tutto tondo la luminosa figura di Eleonora Fonseca, il suo difficile matrimonio, la maternità violentemente ostacolata e infine negata, alterna al racconto biografico, alcuni “quadri” da teatro dei pupi che cercano di disegnare in modo semplice e subito comprensibile lo scenario storico della sua vita infelice e tragica.
Ne emerge una ricostruzione accurata, vibrante di adesione pietosa al dolore della sventurata protagonista, emblema dell’atroce destino di un’intera generazione di uomini del Sud, che ci avevano provato.
ora visibile gratuitamente sul sito della Marechiaro film, seguendo le istruzioni che mi ha indicato l'amico
@maurri 63:
"vai in home page del sito; prendi nota della password, clicca sulla locandina e una volta che accedi alla pagina del film, inserisci la password. Tutto perfettamente funzionante. Provato ieri, dopo aver letto tuo commento; stamattina dopo averti riletto. Buona visione!"
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