Regia di Antonietta De Lillo vedi scheda film
Antonietta De Lillo viene dalla fotografia e in questo Il resto di niente, il suo lavoro più ambizioso fino a questo punto, si nota bene: la ricerca dell'immagine è davvero accuratissima e il merito va sicuramente spartito con il fidato collaboratore Cesare Accetta, già direttore della fotografia con Corsicato, Martone, Giuseppe Bertolucci. Altro punto a favore dell'operazione è da ritrovarsi nei costumi di Daniela Ciancio: ineccepibile il David di Donatello (mentre scene e protagonista non andranno oltre la nomination); fra gli altri premi vanno segnalati senz'altro i 5 Nastri d'argento sfiorati, i 4 Ciak d'oro (scene, costumi, fotografia, film) e i 2 premi Flaiano, a Maria De Medeiros e alla sceneggiatura di Giuseppe Rocca, con la collaborazione della regista e di Laura Sabatino. Il ritmo latita, il rischio più grosso è quello di rendere in tal modo fredda e distaccata la pellicola: e questo è forse il neo principale dell'intero lavoro. D'altronde si tratta di un'opera incentrata sul pathos e sulla psicologia (soprattutto) della protagonista, donna dalla mentalità aperta e libertaria, nella quale storia però non si può prescindere dall'azione: perchè in fondo stiamo pur sempre parlando di un'epoca di insurrezioni e moti popolari (e, sia detto per inciso, di una trama che racconta una storia assolutamente vera). Musiche eleganti di Daniele Sepe, nel cast, ben assortito e funzionante, non compaiono nomi rilevanti: a dimostrazione ulteriore delle ottime capacità della De Lillo. 6/10.
1799, Napoli insorge e la nobildonna Eleonora Pimentel De Fonseca osserva con orgoglio libertario la nascita della repubblica napoletana. Che però purtroppo non durerà.
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