Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Coraggioso questo film di Amelio, perché ha il coraggio di andare a scavare in una ambito – quello degli storpi e degli spastici – che assai pochi si azzardano a toccare. E lo fa con la sensibilità umana che sempre caratterizza il regista, e una volontà di andare a fondo di questa censurata realtà. Da una parte troviamo un padre con alle spalle un rimorso incolmabile per aver abbandonato il figlio e pure anche la madre, probabilmente già prima del parto. Dall'altro un figlio problematico non solo dal punto di vista fisico, che forse (come viene detto) ha risentito ancor più nella sua situazione svantaggiata proprio per l'assenza del padre. Il ragazzo, benché sia certamente meno intelligente della media e ogni tanto abbia i suoi colpi di testa, è certamente un essere umano a tutti gli effetti, capace di amare e che chiedere di essere amato. Amelio, constatato questo fatto, rileva anche quanto sia difficile amare un siffatto figlio, e il suo film ci lascia in sospeso su questo punto.
In ogni caso non è assolutamente un film cinico o solo pessimista, ma molto umano e sensibile, semmai sofferto e combattuto. Kim Rossi Stuart dà prova di essere un buon attore; lo dico perché in passato più volte ha fatto solo il bello per le ragazzine. Charlotte Rampling recita ottimamente nei panni di una donna provata dalla vita, ma che è riuscita a trovare una certa serenità e saggezza.
La scena degli esercizi ginnici del ragazzo ripropone il tema dell'educazione dei bambini svantaggiati, che è al centro di “Anna dei miracoli”: il padre di questo film crolla dove l'istitutrice dell'altro era riuscita a vincere, forse proprio perché non era la madre della ragazzina. E infatti Amelio fa dire alla dottoressa una frase da meditare: il vero problema di certi bambini sono i genitori (che per un malinteso amore li giustificano e non li spingono a migliorarsi). Ah sì: proprio carina la ragazza spastica.
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