Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Innanzitutto va detto che "Lavorare con lentezza" è una grossa delusione. Soprattutto per chi aveva apprezzato i precedenti lavori di Chiesa, come il buon trattamento del "Partigiano Johnny". Non si riesce proprio ad affezionarsi a personaggi unidimensionali come quelli di questo film, a partire dai due protagonisti, fino al tenente dei carabinieri interpretato con buona volontà ma scarsa credibilità da Valerio Mastandrea, mentre ancora meno credibile è la Pandolfi - che mostra ancora tette e sedere (ma il pelo no!, direbbe Marco Giusti) - nella parte di un'avvocatessa delle cause perse. Gli unici personaggi con un minimo di spessore sono il malvivente Marangon e il carabiniere di leva Lionello, e infatti gli episodi legati al bravo Max Mazzotta, il più "pazziano" di tutti, sono gli unici che destano interesse e simpatia. Il resto, compresi gli inserti che tentano pateticamente di parodizzare i film rivoluzionari russi (in particolare "Ottobre" di Ejzenstein), e il tentativo, davvero spregevole, anche se forse non del tutto voluto, di giustificare la violenza dei contestatori con le provocazioni della polizia, rendono il film, per certi aspetti, fastidioso. E' un peccato perché il regista aveva già dimostrato di essere valido, e la struttura non si appiattisce in uno stile semplicemente videoclipparo, e bene o male tenta di amalgamare generi cinematografici diversi, la politica goliardica, il film musicale un po' alla "Quadrophenia", la commedia simil "I soliti ignoti" e il film criminale. Il risultato somiglia a una brutta copia di qualche film metafisico - politico di Elio Petri. Un'occasione sprecata... alla prossima.
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