Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
La storia di Radio Alice raccontata, pur nel rispetto della tragicità degli eventi (la radio venne chiusa all'indomani di scontri di piazza in cui rimase ucciso uno studente), con sguardo ironico dal regista. Gustosa a d esempio la trovata di presentare gli studenti che fondano la radio con simpatici siparietti che richiamano il film muto in cui gli stessi appaiono come carbonari ottocenteschi.
Sotto l'apparente leggerezza lo spettatore attento però non può non vedere una certa critica verso il movimento: gli studenti sono figli di papà, la rivoluzione appare alla fine un gioco. E anche gli ideali con cui rovesciare le prospettive borghesi diventano pesanti da seguire quando si passa all'applicazione pratica (emblematico il litigio furioso di uno dei "capi" con la propria fidanzata - la Pandolfi nella parte di un neo avvocato saputello e insopportabile - che non accetta di dividere con un altro beccandosi l'accusa di essere un perbenista borghese etc.etc.). La simpatia umana dello spettatore va invece ai due veri "proletari" Sgualo e Pelo. Questi tirano a campare di espedienti e vengono incaricati da un malavitoso di scavare un tunnel al fine di rapinare una banca; per rendere meno pesante il lavoro ascoltano una radiolina ed entrano così in contatto con il mondo di radio alice. Emblematica la scena in cui, invitati ad andare in radio per far conoscere la musica che ascoltano, vengono malamente cacciati perché colpevoli di aver messo sul piatto la "commercialissima" Kung Fu Fighting (grande successo disco music di quel periodo). I rivoluzionari illuminati alla fine si rivelano degli elitari con la puzza sotto il naso, non molto dissimili da quei genitori alto-borghesi da cui vogliono prendere le distanze. Umana simpatia si è portati ad avere anche per il Tenente interpretato dal bravo Valerio Mastrandea, oppresso da una situazione familiare piuttosto triste e da un capitano, ossessionato da complotti rivoluzionar-comunisti, che lo distoglie dalle indagini sul capo di Sgualo e Pelo per dirottarlo sul movimento studentesco. E tanta simpatia fa il povero carabiniere costretto ad ascoltare tutto il giorno la radio per intercettare discorsi eversivi, esilarante l'ultima scena che lo vede protagonista.
Un buon film che tocca il suo momento migliore nelle immagini del concerto al parco: ad interpretare gli Area (che suonano sul palco "Gioia e Rivoluzione") ci sono i mitici Afterhours. A Manuel Agnelli l'onore di dare sembianze al grande Demetrio Stratos e c'è riuscito davvero bene. Scambio di testimone ideale tra uno dei più grandi gruppi italiani del progressive anni '70 con la (forse, ma per me senza forse) più grande band del rock alternativo italiano odierno.
Nella Bologna del 1977 le vidende del movimento studentesco si intrecciano con quelle di due sbandati in cerca del colpo della vita e di un tenente dei carabinieri costretto ad indagare sul movimento stesso ma il cui fiuto lo porta a capire che c'è in vista un colpo grosso. Il finale non sarà positivo per nessuno
Gran bella scelta di brani, c'è "Peaches en regalia" del grande Frank Zappa, ci sono Tim Buckley e Rino Gaetano, e naturalemente, vedi sopra, gli Area
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