Regia di Michael Radford vedi scheda film
Da una delle opere più controverse del Bardo, un film altrettanto amarognolo, a tratti interessante, a tratti indisponente. Al Pacino è qui in una delle sue interpretazioni più convincenti, mai sopra le righe, pur essendo misurato sfoggia una espressività sovrumana, una serie infinita di sfumature e sottigliezze da manuale della recitazione. Gli altri se la cavano più o meno bene, Jeremy Irons è fascinoso, Fiennes mellifluo e viscido quanto basta, Lynn Collins però ha un po' troppo la faccia da ebete. La fotografia è soddisfacente negli esterni ma meno negli interni, con una dominante verdina, poco contrasto e una luminosità che fa tanto pubblicità del gelato Valsoia. La storia non sta in piedi, soprattutto l'intervento finale di Porzia e le sue argomentazioni non hanno il minimo senso, inoltre tutti i personaggi sono a modo loro detestabili, gretti, meschini, approfittatori, chi troppo avaro chi scialacquatore, alla fine Shylock, sul quale nel corso dei secoli si è dibattuto molto, è quello che ne esce meglio. L'antidemitismo che trasuda dalle pagine di quest'opera è, ahimé, figlio di quei tempi. Il regista insiste troppo sul rapporto amoroso tra Antonio e Bassanio, che in Shakespeare è appena accennato, la cosa alla lunga risulta di cattivo gusto. Resta l'interpretazione magistrale di Al Pacino, ascoltatela in inglese e gustate le parole soffiate, la dinamica dell'emissione e l'infinita tavolozza di colori che questo genio, che i registi spesso non sanno utilizzare al meglio, ha a sua disposizione.
Per finire, vorrei far rispettosamente notare a chi ha compilato le note iniziali che quest'opera, come indicato anche nel First Folio, è una commedia e non una tragedia.
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