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I tre volti del terrore

Regia di Sergio Stivaletti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I tre volti del terrore

di giurista81
8 stelle

Dopo sette anni di assenza, Sergio Stivaletti torna a cimentarsi alla regia e lo fa omaggiando tutte le passioni della sua infanzia, sia per quel che concerne i films che hanno catturato la sua attenzione sia per quel che riguarda le location in cui ha ambientato la pellicola. Già dal titolo dell’opera traspare una doppia citazione a opere cult degli anni 60 e cioè al film di Mario Bava “I Tre volti della Paura” e al britannico “Le Cinque Chiavi del Terrore”. Ma le citazioni non si fermano qui, ma pullulano in tutti gli episodi.
“I tre volti del terrore” è diviso in tre episodi tenuti uniti da un quarto che funge da collegamento delle tre storie. Partiamo con l’analizzare proprio quest’ultimo episodio (che poi è quello in cui si apre il film). A parte qualche novità, che potremmo definire fantascientifica (vedi la sfera cyber-ipnotica che proietta delle immagini da cui vengono rapiti i protagnosti), l’episodio è più di una semplice citazione al film “Le Cinque Chiavi del Terrore”, visto che costituisce un autentico remake del capitolo con l’indimenticabile Peter Cushing protagonista. Questo aspetto, a mio avviso, è un difetto non piccolo della sceneggiatura (firmata dal duo Stivaletti - Antonio Tentori), perché toglie tutto quel fascino di mistero che si è cercato di creare in precedenza anche con l’interessante idea di posticipare la conclusione dei vari episodi in un secondo momento rispetto alle singole visioni. Ovviamente questa sensazione non potrà provarla chi non ha visto il film sopra citato, ma visto che l’intenzione del regista era quella di omaggiare le opere degli anni ’60, e quindi i fans di questo tipo di pellicole, credo sarebbe stato opportuno sviluppare diversamente questo capitolo. Da segnalare una citazione implicita al film “5 Bambole per la luna di Agosto”, nella scena in cui si riprende la sfera mentre rotola sul fondo del treno, e un tributo all’attore Vincent Price (autentica icona horror), visto l’idea di utilizzare il suo cognome per identificare l’ipnotista.
Il primo episodio che ci viene proposto si intitola “L’Anello della Luna” e vede protagonisti due profanatori di tombe alla ricerca di oggetti di valore sepolti con le mummie all’interno di una necropoli (in realtà siamo in un laboratorio del mago Stivaletti). Quello che i due malavitosi non sanno è che la tomba da loro violata è protetta da una terribile maledizione… Capitolo che sa divertire e affascinare grazie all’impiego di ottimi graffiti “etruschi” e misteriose sculture (davvero molto belle e curate) da cui sgorga “qualcosa di insolito”. Molto belle le sequenze che seguono all’assassinio del compagno di avventura di Seventi Longhi (presente anche in “M.D.C. Maschera di Cera”) con quest’ultimo che corre disperato fuori di casa non avendo più una concezione chiara della realtà. Buonissimi gli effetti speciali, anche se Stivaletti fa qualche ritocco con la computer grafica (vedi la scena dell’”accettata”). Splendida la trasformazione in licantropo in cui si cita il film “Demoni” (i cui effetti speciali furono curati proprio da Stivaletti).
Splatter su livelli discreti (anche se non troppo truculento) con un tocco di classe nella scena in cui il protagonista lecca il sangue che è colato sull’accetta. Per quel che riguarda le fattezze del lupo mannaro, lo staff di Stivaletti (l’Apocalypse) crea un essere antropomorfo (credo un costume che viene indossato da un attore) non eccezionale, ma comunque divertente. Da segnalare un autocitazione (si vede passare su un tv una scena del film “M.D.C. Maschera di Cera), un omaggio al film “Frankenstein contro l’uomo lupo” (nella camera del protagonista c’è un poster di questa pellicola) e il cammeo dell’ex leader dei Goblin, Claudio Simonetti.
Il secondo capitolo (“Dr.Lifting”) è dedicato alla classica figura dello scienziato pazzo, tale dr. Fischer (altro tributo, questa volta al regista inglese Terrence Fischer celebre per i suoi horror negli anni ’60), che, in questo caso, si diletta a scuoiare le sue prede compresa la protagonista del corto. Questo capitolo è indubbiamente il più inquietante tra i quattro ed è quello in cui il livello della tensione tocca il punto più alto. Ottima la scena con la protagonista che sviene, in una sorta di mini corridoio, vittima di un attacco di claustrofobia eccellentemente rappresentato da Stivaletti grazie al prezioso sound di Maurizio Abeni, (autore della colonna sonora). Anche in questo caso non manca lo splatter con una scena di scarnificazione decisamente efficace. Da segnalare i cammei fulminei di Lamberto Bava (noto regista nostrano), dello sceneggiatore Antonio Tentori e dello stesso Stivaletti tutti presenti in un set di un film evidentemente diretto da Bava Jr. Presente un’altra citazione al film “M.D.C. – Maschera di Cera” (scena in cui lo psicopatico inietta con una siringa una sostanza nel collo della vittima).
L’ultimo capitolo (“Il Guardiano del Lago”) segna il ritorno, dopo decenni (credo di poter dire), al “beast movie” nostrano con una sorta di drago tentacolare che sembra uscito direttamente dai fantasy degli anni 60’. L’intenzione di Stivaletti, per altro riuscita, era quella di omaggiare il celebre effettista Ray Harryhausen e la sua tecnica dello “Stop Motion” (consisteva nel mettere in scena creature mostruose attraverso l’impiego di modellini che, poi, venivano animati, credo, attraverso una serie di fotogrammi), tuttavia, ne “Il Guardiano del Lago”, il regista opta per la computer grafica anche se il risultato finale non si discosta molto dalla Stop Motion. Inutile sottolineare che i patiti dei film hollywoodiani troveranno questi effetti decisamente brutti, di fatti “I Tre volti del Terrore” non è un’opera adatta a quel tipo di pubblico, ma agli amanti di b-movie, specialmente di quelli degli anni ’60.
Presente il gore (arti amputati, qualche spruzzo di sangue) anche se in misura minore rispetto ai precedenti episodi. Ottima la scenografia.
Bello il finale dell’opera con la figura di un bambino nello spazio (Michelangelo Stivaletti, figlio del regista) intento a disegnare (con foglio e matita) il futuro degli uomini come se si trattasse di una divinità.
Passando alle considerazioni di carattere generale, occorre ricordare che la pellicola in questione, come si può evincere anche dalla visione, è un’opera decisamente low budget e da questo deriva un che di amatoriale (vedendo il film ho avuto quasi costantemente la sensazione di vedere un prodotto amatoriale) sebbene la regia, a discapito di quanto ho sentito dire in giro, sia di ottimo livello (sotto questo punto di vista Stivaletti ha fatto decisi passi in avanti). La fotografia non convince sempre, così come le interpretazioni dove, a parte John Phillip Law (protagonista di film come “Diabolik” di Mario Bava), costretto a sobbarcarsi quasi tutto il lavoro essendo chiamato a interpretare ben 4 ruoli distinti (credo sia un record), gli altri non brillano certamente. Pessimo il doppiaggio, di ottimo livello, invece, la colonna sonora di Abeni con un nostalgico main theme che riporta alla mente le musiche “infantili” dei primi film di Dario Argento.
Discreto il DVD (tra l’altro segnalo la presenza di un cofanetto con 2 DVD e con il cd delle belle musiche di Abeni) che presenta contenuti extra a sufficienza (making of di una 15 di minuti, 1 scena tagliata, trailer italiano, trailer inglese, Commento per tutta la durata della pellicola di Stivaletti e Tentori). Sinceramente ho trovato questa iniziativa di Stivaletti molto divertente e considerato il magro periodo (x i prodotti di genere) in cui è uscita penso che si possa esser felici del risultato finale.
Visione sconsigliata agli assuefatti di prodotti commerciali, consigliatissima, invece, a coloro che amano opere “artigianali” come si vedevano un tempo. Spero che in futuro Stivaletti realizzi nuovi films come regista e che i produttori gli permettano di lavorare con budget superiori, ma soprattutto c’è da augurarsi che i distributori sponsorizzino adeguatamente questi prodotti visto che spesso non viene neppure proposto il trailer del film (non ricordo, all’epoca dell’uscita del film, di aver visto passare il trailer in tv, credo, inoltre, che nella mia città non sia stato neppure proiettato il film). Voto: 7

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