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The Manchurian Candidate

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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La recensione su The Manchurian Candidate

di Inside man
8 stelle

Pregevole. Evitando sterili confronti con l'altrettanto valida versione di 42 anni prima, trattasi di uno dei migliori risultati in carriera per Demme, veramente a suo agio nei plot ove psicosi, paure e fobie personali si mescolano e confondono con quelle globali, diffuse o più spesso inculcate dai poteri politici economici e mediatici (e che dire se fossero in mano ad una sola persona!). Giustamente elogiato dai più per le interpretazioni superbe di Schreiber e Meryl Streep (mentre Washington annaspa un pò), per la sceneggiatura egregiamente adattata da Payne e Georgaris, e per la verosimiglianza con la realtà attuale e probabilmente futura (anche se oggettivamente, si deve all'originale di Frankenheimer la palma sulla lungimiranza), è però la particolare "regia del subconscio" (Emanuela Martini) dell'autore statunitense a valorizzare l'insieme e farne uno dei pochi remake di rango conosciuti. Un esempio su tutti la gelida e quasi incestuosa scena prima del finale, fra la senatrice ed il figlio, vero e proprio capolavoro tecnico-interpretativo ricco di richiami nascosti (crudeltà, amore, avidità, riscatto, insensibilità, infelicità, ineluttabilità). Siamo in un cinema atipico ed affascinante, intriso d'inquietudine, principale erede di quello loseyano, precocemente dimenticato per chissà quali oscure ragioni (contrappasso forse?).

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