Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Consuetudine del cinema americano,il remake difficilmente piace come l'originale:e "The Manchurian candidate",adeguato ai tempi odierni(anche se un foglio riporta un'ambientazione nel 2008),e mettendo la guerra del Golfo al posto di quella in Corea,non ha raccolto i medesimi plausi che accolsero "Và e uccidi" di John Frankenheimer.Probabilmente la sceneggiatura spesso farraginosa e un approccio anche troppo cerebrale da parte di Demme alla regia non aiutano lo spettatore a orientarsi in una trama paranoide ma con allarmanti tracce di verità analitica:e c'è da dire che Denzel Washington non giustifica appieno la scelta di affidargli la parte del tormentato e in odor di ossessione Ben Marco,mentre meglio risulta nel complesso ruolo del reduce-senatore Shaw il credibile Liev Schreiber,e la madre mefistofelica di Meryl Streep.Pur non mantenendo le promesse di tensione e ottimo cinema che una produzione così tirata a lucido,con tanti nomi altisonanti poteva far presupporre,questo rifacimento è apprezzabile in quanto tenta il rilancio di un genere,il thriller politico,che caratterizzò una stagione viva e non vegetale dell'immaginario collettivo,nata nella metà degli anni Cinquanta e proseguita fino alla fine dei Settanta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta