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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Collateral

di Antisistema
9 stelle

Il cinema di Michael Mann non è mai stato valutato pienamente, forse perchè ha debuttato nel decennio anni 80' dove si veniva dalla sbornia della New Hollywood e anche perchè fondamentalmente legato a generi come il thriller e l'azione, dove i pochissimi autori tenuti in considerazione sono i soliti noti come Fritz Lang od Hitchcock, praticamente registi per quanto importanti vecchi di decenni. 

Fortunatamente il quadro critico sul regista sembra cambiare, complice anche il fatto che nonostante Mann sfrutti generi "commerciali", comunque sia sin da inizio carriera si è sempre fatto portavoce di un cinema estremamente personale e non allineato al sistema. 

Collateral (2004) è l'ennesimo tassello di una filmografia non corposa, ma estremamente coesa di un'idea di cinema che nei registi americani degli ultimi 40 anni manca sempre di più, tanto che questa pellicola dopo 15 anni dalla sua uscita al cinema, la si può annoverare tra pochi capolavori del nuovo millennio e quindi tra i film cardini degli anni 2000. 

Michael Mann si è sempre interessato alla città e il microcosmo che vi risiede al suo interno, divenendo di film in film un profondo innovatore del thriller metropolitano mutuandone così alcuni spunti che in precedenza erano stati seminati da Don Siegel e sopratutto William Friedkin nei loro film, ma il regista non si limita ad innovare narrativamente il genere, ma pellicola dopo pellicola sperimenta soluzioni di forma sempre nuove e con Collateral abbraccia con forza il formato digitale. 

 

 

Il digitale di Mann è un artifizio formale immersivo nella messa in scena di una Los Angeles metropolitana dove desitni e persone causualmente s'incontrano, scontrano, diventano tangenti o collimano senza mai toccarsi; un odi questi anonimi puntini è il tassista Max (Jamie Foxx), il quale per puro caso scopre che il passeggero di nome Vincent (Tom Cruise) che gli ha offerto una grande somma per portarlo in giro tutta la notte, è un pericoloso sicario ingaggiato per uccidere nell'arco di poche ore cinque persone; nonostante la scoperta non può che assecondare le richieste di Vincent sotto sua minaccia. 

Il soggetto quindi è un pretesto per imbastire una storia apparentemente di genere  nelle mani di molti registi (il killer deve uccidere i bersagli e il tassista cercherà di fermarlo come può), ma per Mann è un mezzo per indagare a fondo sulla propria idea di cinema coadiuvato dalla sperimentazione digitale, che il regista non sfrutta per ammortizzare i costi o per essere agevolato negli effetti speciali in post-produzione, ma lo adopera insieme alla fotografia notturna di luci soffuse al neon (il film è stato girato di notte) con filtri granulosi accentuati per immergere lo spettatore nella vicenda che ha chiari contorni neo-noir crepuscolari.

Los Angeles, gente che và gente che viene, una massa di vite che si muovono secondo uno schema preciso fatti di ritmi precisi, veloci e calcolati e al contempo totalmente indifferenti l'uno nei confronti dell'altro; l'insignificante Max è il fiore all'occhiello di questo modo di vivere, Taxi pulito, professionalità garantita, una fotografia di un'isoletta in machcina in cui perdersi nei momenti di pausa e il classico sogno americano nel cassetto; aprire un giorno una compagnia di Limousine sperando di portare con sè ricchi clienti. 

 

 

Vincent sembrerebbe il contraltare di Max, un individuo sicuro di sè, pienamente realizzato, insensibile a tutto ciò che lo circonda se non consiste nell'immergersi nel flusso di suoni ed immagini della metropoli e audace analizzatore della città di Los Angeles. Lo sguardo privilegiato della metropoli questa volta non è esterno ma interno al Taxi di Max, un mezzo confortevole, sistemato e pulito, un microcosmo dialettico che si contrappone al flusso esterno caotico e ritmatico della metropoli silente. Il sicario Vincent è una sorta di incarnazione umana della città di Los Angeles; una persona fredda e dalla forte filosofia nichilista, il quale s'è fatto carne per giudicare da sè il proprio elemento ed osservare da vicino il meccanismo di quest'agglomerato urbano di cui è giornalmente testimone silente. La città nonostante sia abitata da milioni di individui è ricolma si indifferenza ed ipocrisia a cominciare da Max, vittima di un sogno assurdo quando la realtà dei fatti ci dice che guida questo taxi da ben 12 anni senza nessuna prospettiva futura; è la vita che guida lui e non viceversa. Vincent inconsapevolmente mettendolo in faccia alla pateticità della sua esistenza, farà capire a Max di essere nulla e dall'abisso esistenziale in cui era caduto, spronando involontariamente in Max una forte autoanalisi sino a che il tassista innanzi ad una scelta, non dovrà compiere per la prima volta nella sua esistenza una decisione di rottura. 

Collateral quindi prende il sogno americano e l'idea fisica abitativa tipica delgi Stati Uniti fatti di grandi città e palazzi slanciati, per farla a pezzi dall'interno, complice anche una perfetta quanto calibrata costruzione dell'atmosfera metropolitana sia grazie ad un uso eccellente di un montaggio che dosa i giusti tempi sia nelle sequenze dialettiche tra Vincent e Max, sia nella descrizione tramiti immagini della città nonchè il contrato tra essa ed il calore intimo degli interni del taxi e sopratutto nelle sequenze degli omicidi, destregiandosi tra uccisioni in fuori campo, contrasto tra il jazz e conversazione al tavolo, all'alienazione delle persone nella discoteca immersi in una società liquida dove conta solo la proiezione della propria immagine sullo schermo ed sino al dinamismo finale che giungerà ad una perfetta circolarità nella parte finale prettamente d'azione ed inseguimento. 

 

 

Tom Cruise è alla sua migliro perfomance di tutta la carriera, reprime tutto il proprio ego per calarsi perfettamente nei panni di questo sicario spietato e con una forte idea nichilista del mondo (segue una filosofia determinsita basata su una sorta di darwinismo sociale miscelata con idee di matrice orientale), mentre Jamie Foxx reprime tutto il proprio sex appeal per interpretare un modesto ed alienato tassista tanto precisino e perfetto, quanto vuoto dentro a livello di pensiero (per gran parte del film subisce le risposte di Vincent), prendnedo coscienza di ciò ed evolversi poco a poco sino a dover scegliere se analizzarsi finalmente ad uno specchio o essere finalmente un individuo ben definito. 

Costato 65 milioni, incassò oltre 210 milioni in tutto il mondo diventando insieme ad Heat la Sfida (1995), il maggior successo economico del regista e a tutt'oggi come detto in precedenza tra i pochi capolavori e film cardini del nuovo millennio per l'evoluzione del concetto di cinema di cui si fà portatore se si scava dietro la superficie.

 

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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